“Sex machine” di Giuliana Musso e “Porco Mondo” di Trapani-Talliente
In scena a Cagliari i calvari del rapporto uomo-donna
C'è un filo rosso che lega due bei lavori teatrali approdati a Cagliari negli ultimi giorni dell'anno, ed è quello del rapporto uomo-donna. In “Porco Mondo”, transitato sabato scorso al Minimax per chiudere la seconda edizione di “Palcoscenici Contemporanei”, vetrina allestita dalla Compagnia B, dedicata alla nuova drammaturgia, Andrea Trapani e Aida Talliente consegnano agli spettatori (con la regia di Francesca Macrì) la storia gelida e disperata di una coppia che ormai non ha più niente da dirsi, ritratta in un Natale doloroso e crudele, consumato in una stanza che per entrambi si rivela una gabbia. Lui è un mix di desideri e sensi di colpa. Lei una ragazza che ha assoluto bisogno di sentirsi attraente e per questo si veste come Marilyn Monroe e indossa una parrucca bionda, nel tentativo (estremo) di piacere al proprio uomo.
In “Sex machine”, proposto alla Casa delle Storie per l'ultimo appuntamento della rassegna Progetti Carpe Diem, Giuliana Musso, affronta invece il tema del sesso mercenario, portando in scena una galleria di personaggi quasi tutti maschili. Accompagnata dal cantante-chitarrista Igi Meggiorin, ottima spalla e autore di gustosi siparietti musicali, l'attrice vicentina mescola humour e momenti serissimi con la bravura di sempre. «Ci sono donne che lo fanno per mestiere, altre per necessità, altre perché costrette. Gli uomini, perché ne hanno voglia», dice in apertura: «Le donne che in Italia si prostituiscono sono circa ottantamila, i clienti un milione. Le prostitute si possono chiamare in molti modi: passeggiatrici, lucciole, meretrici, troie, puttane, belle di notte, zoccole, mignotte. I clienti si chiamano clienti».
E via, in questo viaggio dove c'è posto per tutti, uomini e donne, tra vizi e passioni di un popolo di santi, poeti, navigatori e «puttanieri». Ma anche mammoni e amanti focosi con le donne più belle del mondo, e il «sacro mito del matrimonio e della famiglia» ben stampato sulla fronte. Poco importa, poi, se certi dati Istat hanno un suono inquietante ogni volta che li pronunci (su cento donne violentate nel nostro Paese, venti sono state abusate dai mariti, diciassette dai fidanzati, ventiquattro dagli amici, tre da un maniaco sconosciuto, il novanta per cento non denuncia lo stupro), abbiamo la “fortuna” di vivere in una terra «dove ogni cosa è al suo posto, ogni cosa ha il suo prezzo. La mamma in salotto, la morosa in pizzeria, la tettona sullo schermo e la nigeriana in tangenziale». Cambiando pelle di continuo, Giuliana Musso diventa un anziano che ricorda gli anni delle case chiuse e della Silvana, un agente di commercio, un magazziniere frequentatore di locali di lap-dance, che rimpiange quando c'era il millino , le vecchie mille lire da mettere negli slip della ragazza, una mamma, una prostituta. Ognuno con una storia da raccontare, che fa ridere, pensare, e applaudire.
Carlo Argiolas
Con Mark Sieczkarek
Kantor-Bausch:
stasera omaggio
al Minimax
Prima nazionale a Cagliari per la rassegna “L'arte di vivere in viaggio di Tadeusz Kantor e Pina Bausch”, organizzata da Carovana SMI con il Teatro Stabile di Sardegna e Indisciplinarte. Stasera alle 20 al Minimax Mark Sieczkarek, coreografo ed ex danzatore di Pina Bausch, presenterà “Solo”. Alle 21 proiezione del film “La classe morta” di Andzrej Wajda, tratto dallo spettacolo di Kantor.
L'obiettivo della rassegna non è solo un omaggio a Kantor e Bausch, ma soprattutto divulgare l'energia del loro pensiero attraverso le opere. La scelta della città di Cagliari non è casuale: il capoluogo è stato segnato dal passaggio dei capolavori dei due grandi artisti. Ospiti a cavallo degli anni '70 e '90 di alcuni festival e rassegne segnarono con tracce indelebili le avanguardie isolane di quel periodo. La proposta di un progetto dedicato a loro diventa oggi «veicolo d'incontro significativo tra le più importanti esperienze artistiche del XX secolo», spiegano gli organizzatori. L'arte di Bausch e di Kantor «non appartiene ancora ad un'altra epoca, anzi: le loro personalissime rivoluzioni artistiche diventano sorgente di riflessioni sull'arte contemporanea, segnando la strada da percorrere per contribuire a rinforzare scambi tra gli artisti».