La giornata di sole attira centinaia di persone sul litorale: «Perché una scelta così drastica?»
Chioschi chiusi e da smontare, cagliaritani e turisti increduli
I chioschi sono blindati, i cagliaritani ripiegano su pranzo al sacco e caddozzoni . Al Poetto non rinunciano, ma gridano allo scandalo. Ore 13, il sole è caldo, il mare appena ondulato. L'ultimo sabato dell'anno regala una temperatura quasi primaverile. Gli aquiloni tingono il cielo di sfumature accattivanti, all'orizzonte s'intravedono le vele spiegate delle barche. La battigia è una passerella continua, il litorale affollato. E poi una processione di bici, pattini e irrinunciabili amanti della corsa.
Un quadro idilliaco se non fosse per i baretti chiusi a chiave. Non piacciono ai cagliaritani. E nemmeno ai turisti. «È una vergogna. Parlano di città turistica, lo è solo a chiacchiere. Così chi arriva scappa», polemizza Massimo Locci , quarant'anni, cagliaritano. Resta la speranza: «Mi auguro che almeno d'estate riaprano». E riprende a correre sulla battigia. «Avevo intenzione di pranzare al mare», racconta Caterina Carboni , 31 anni. «Ho fame, qui è tutto chiuso, sono costretta a tornare in città». Claudia Argiolas , 29 anni, di Quartu, è seduta sulla sabbia, lo sguardo è puntato sull'orizzonte, forse pensa all'aperitivo saltato: «Sono a favore dei cambiamenti, se servono per migliorare le cose. Ma così si creano disagi. È triste vedere il nostro litorale in queste condizioni».
C'era una volta la spiaggia dei Centomila, ora restano solo i veleni. Dalla Prima fermata in poi la scena è identica: serrande abbassate e sedie accatastate. Una cartolina triste, il retrogusto è amaro. Non basta il giallo acceso del Malibù a schiarire gli umori neri. E il verde speranza del Fico d'India sa quasi di beffa. Al cimitero dei baretti sopravvivono l'Emerson e l'Iguana. Due in vita contro venti vittime del Pul, il Piano di utilizzo del litorale, approvato il 31 ottobre scorso dopo vent'anni di latitanza. In tanti ripiegano sulle uniche oasi del Poetto. Ma non bastano a placare gli animi. «Volevo prendere un caffè, è tutto chiuso», polemizza Fabio Zurrida .
È stata previdente Caterina Lostia , si è portata il pranzo da casa. «Col clima che abbiamo è un peccato vedere la nostra spiaggia totalmente priva di servizi». Con lei c'è la sorella, Angelina . «È una desolazione, è tutto trascurato. Assurdo chiudere così i chioschi. Ci resta solo il panorama». Giovanni Salaris , gallurese d'origine ma a Cagliari da cinquant'anni, è inferocito: «Non ci sono servizi, una situazione del genere è inaccettabile. Viviamo in un paradiso terrestre e non riusciamo sfruttarlo». Poi parla da imprenditore: «In Sardegna siamo indietro di cento anni. Già ci pensano i costi di nave e aereo ad ammazzare il turismo. Aggiungiamo una spiaggia che potrebbe lavorare tutto l'anno e invece è chiusa a chiave e ci uccidiamo con le nostre mani». Maurizio Porcu è abbronzatissimo, ogni volta che fa bel tempo al mare non rinuncia. «Tutto chiuso. Non riesco a crederci, che vergogna. L'amministrazione così crea un disagio alla popolazione, ai commercianti e anche ai turisti».
Linnia Svenader arriva dalla Svezia: «Col clima che avete e col mare così bello è un peccato trovare tutti i bar chiusi. Per un turista è incomprensibile». Valentina Branca è nata a Cagliari, da un paio d'anni si è trasferita a Roma. «Ostia e Fregene hanno un mare orrendo, ma c'è una marea di locali. Cagliari ha un bellissimo mare, ma si perde in un bicchier d'acqua». Irene Nicol , ventenne, cagliaritana, al Poetto senza chioschi non si rassegna: «La spiaggia è abbandonata a se stessa. Il sindaco invece di pensare solo alle piste ciclabili dovrebbe farsi una passeggiata al mare. Sono venuta per rilassarmi e godermi il sole, torno a casa depressa». Cagliari è una città turistica? La risata di Gisel Espinoza , 38 anni, colombiana, vale più di mille parole. «Scandaloso, volevo pranzare ma è tutto chiuso, non posso prendere nemmeno un caffè», polemizza. Interviene Daiva Rimsaite : «Potreste puntare su un turismo destagionalizzato, l'amministrazione non è in grado di farlo».
Sara Marci
Commissione Paesaggio
Scano: si pagano
i troppi anni
privi di regole
Nessuna alternativa nel cassetto: «Le leggi ci pongono dei vincoli. E sono vincoli stretti». Andrea Scano, presidente della commissione Urbanistica difende la scelta del Comune sui baretti.
Il Poetto chiuso a chiave, decisione impopolare. Di chi è la colpa?
«Certo non nostra. Abbiamo fatto e continuiamo a fare il possibile. Il problema è vecchio. Risale almeno alle ultime due Giunte Floris, ma sostanzialmente negli ultimi vent'anni non c'è stata una regolamentazione. I chioschi non hanno mai ottenuto un'autorizzazione edilizia».
Baretti cancellati: è difficile farlo capire ai cagliaritani.
«Sì, è comprensibile. Ma questa amministrazione si è trovata con le mani legate. Non è per fare lo scaricabarile, ma se ci fosse il centrodestra al governo della città la bomba sarebbe esplosa ugualmente».
Smantellati, poi ricomparsi e ora di nuovo chiusi. Una mazzata per i gestori.
«Siamo dispiaciuti ma non si poteva fare altrimenti. Loro, peraltro, per vent'anni hanno cercato di regolarizzare le posizioni. Hanno fatto proposte alle precedenti amministrazioni. Non sono mai andate in porto».
Siete certi di aver seguito l'unica strada possibile?
«Noi abbiamo fatto la nostra parte, col via libera al Piano di utilizzo dei litorali che mai le precedenti amministrazioni erano riuscite ad approvare. Il Piano metterà ordine in questa vicenda, fissando regole, assegnando concessioni, aree e quant'altro».
Cagliari città turistica e un litorale che non offre servizi.
«Non è quello che desideriamo, è una questione di responsabilità. Abbiamo fatto e continuiamo a fare tutto ciò che dobbiamo e possiamo».
Il Pdl ha definito il nuovo piano «confuso e irrazionale».
«Credo non sia stato letto. È chiarissimo».
È stato approvato dal Consiglio, ma quando entrerà davvero in vigore?
«A oggi è adottato ma per ricevere l'approvazione definitiva e diventare quindi efficace deve superare un passaggio in Regione. L'iter non è ancora concluso. Forse ci vorranno tre, quattro mesi, ma in viale Trento devono affrettarsi a ripassarci la palla ».
Sa. Ma.