IL CASO. La chiusura imposta dal Comune ultimo atto di una stagione fallimentare
Raffica di licenziamenti, l'Iguana chiude per solidarietà
Solo soletto Gigi Atzori, titolare dell'Aramacao, armeggia col telefonino nel chiosco culla storica dei balli latini a Cagliari. È chiuso, la pedana sbarrata da un filo di nastro rosso: sta aspettando una ragazza che gli ha chiesto se poteva assumerla quest'estate. «Le dirò che non lo so, ieri ho dovuto licenziare il ragazzo che lavorava con me». Una domenica amara e non solo per il suo dipendente, vittima innocente della guerra delle licenze sfociata nella chiusura dei baretti dopo l'ultimatum del Comune («concessione scaduta, smontate tutto»). Nei giorni scorsi almeno altri cento hanno ricevuto la lettera di benservito.
CARTELLO Ieri mattina tra due pali è apparso un lenzuolo con una scritta ironica («Cagliari, capitale del turismo»). Una protesta anonima che ha dato voce allo sconcerto e l'incredulità: sentimenti dominanti tra i cagliaritani che hanno preso d'assalto il lungomare benedetto da una giornata di sole primaverile. Tempo stupendo, ma zero servizi: la faccia che non viene quasi mai richiamata nel valzer delle ordinanze e delle dichiarazioni ufficiali.
I numeri prima di tutto. Le concessioni lungo l'arenile sono venti imprese familiari. D'inverno danno lavoro a una media di cinque persone: titolare, moglie e due aiutanti. In regola coi contributi, altrimenti sono guai perchè «ci massacrano di controlli». D'estate gli occupati raddoppiano, si può arrivare anche a duecento nei giorni caldi. «Non siamo più botteghe, ma una realtà economica e commerciale che offre servizi e posti di lavoro», precisa Antonio Congera (Capolinea).
DISASTRO Un settore reduce da una stagione estiva da fallimento. I nuovi chioschi - voluti dal Comune al posto che vecchi carichi di abusi che ha ordinato di demolire - sono costati in media centomila euro ciascuno. Più le spese per gli arredi: tavolini di legno e sedie da ottanta euro ciascuna con ombrelloni anti-vento che quotano dodicimila euro (Iva inclusa). In pratica, per aprire la nuova attività i concessionari hanno dovuto investire in media 120 mila euro e qualcuno ha dovuto chiedere i soldi in prestito alla banca
Non basta. Malgrado un'estate record quanto a sole e caldo, gli incassi si sono ridotti della metà. Primo motivo: la bonifica dell'amianto (scoperto all'improvviso nell'arenile dopo vent'anni) ha costretto molte attività a chiudere per due settimane in alta stagione. Secondo: il Comune ha imposto una tipologia dei chioschetti priva di ripari laterali (i pannelli trasparenti). Quando l'hanno scelta evidentemente non hanno tenuto in considerazione «s'imbattu» , così in cagliaritano si chiama lo scirocco che irrompe a fine mattinata sull'arenile nei giorni di brezza termica. Oppure è stato sottovalutato l'effetto maestrale. Risultato: i clienti abituali (anziani soprattutto) hanno iniziato a snobbare i chioschetti nuova versione, esposti al vento e inospitali. Il sequestro del grande parcheggio davanti all'Ottagono ha contribuito a ingrossare l'esodo delle famiglie verso il tratto quartese del Poetto meglio dotato di servizi e comfort.
SOLIDARIETÀ Destino comune a tutti i chioschi, compresi i due risparmiati dall'ordine di sbaraccare: l'Emerson e l'Iguana, ultimi nati negli anni novanta e gli unici ad avere una licenza regolare. Ieri Maristella Argiolas (titolare dell'Iguana) ha però deciso di chiudere lo stesso, facendo affiggere un manifesto di solidarietà con i colleghi e di scuse nei confronti dei clienti. Mai successo.
Antonio Martis