Bilancio degli spettacoli nel centro storico: strade piene ma poca voglia di gioire
Folla al bastione di Santa Croce, festa soft alla Marina
La gente si riversa per strada ma il Capodanno al risparmio accende la città con un po' di fatica. Non bastano i giochi di luce sulle mura di Castello a scacciare l'ombra nera della crisi. Nemmeno nella notte delle notti. Il 2012 con mezza Sardegna in ginocchio e i portafogli vuoti lascia il segno. Diecimila in tutto, forse qualcuno in più. Ma i cagliaritani sembrano aver poco da festeggiare. I fasti (e anche gli sprechi) dei primi anni Duemila sono ricordi sbiaditi. Del palco di via Roma non c'è più traccia. E anche il palazzo comunale non s'illumina più come ai tempi dei buffet nella sala consiliare. San Silvestro low cost è un altro film.
PARTENZA LENTA Ore 22, Cagliari sembra una città fantasma. C'è silenzio, gente per strada ancora pochissima. All'ora del cenone in tanti scelgono la quiete di casa e anche i ristoranti devono fare i conti con la stagione dell'austerità. Se non fosse per la scritta Capodanno 2013 proiettata da un faro verde sulla Torre dell'Elefante, sembrerebbe un banalissimo giorno d'inizio settimana. Piazza Yenne è sottotono, il palco alle spalle della statua di Carlo Felice sembra ancora solo un addobbo. Qualche bancarella ai lati della strada, l'effetto è da chiusura di una sagra. Ma è ancora presto. Ore 22 e 15 Piazza Savoia ancora non si è accesa. Idem piazza Carlo Alberto e piazza Santa Croce. Meglio al bastione di Sant Remy. Ore 22 e trenta, i cagliaritani cominciano a svegliarsi. Un gruppo di ragazzi un po' alticci, bottiglione di vino rosso in mano, anticipa il conto alla rovescia improvvisando il tradizionale trenino e lanciandosi in un temerario “pepepeppepe”.
FESTA PER STRADA Ore 23 inizia la festa. Il balcone che guarda su Stampace, a Santa Croce, si riempie. L'aria non è delle più fredde ma c'è umido. Ci pensa Elvis Presley a scaldare gli animi. Sono gli anni Cinquanta, la stagione d'oro del rock&roll. Partono i primi balli. Punta sul decennio precedente Piazza Carlo Alberto. Walzer e mazurca. E poi via col boogie-woogie, il liscio strumentale e lo swing. L'atmosfera è elegante ma sobria, da balere del primo dopoguerra. Un fascio di luce proietta sul muro i film culto del tempo, da Casablanca a Gilda, fino a Riso Amaro con la splendida Silvana Mangano. A riportare al presente ci pensa lo striscione: Basta degrado Castello . Pende dalla finestra di un palazzo affacciato sulla piazzetta.
TANTA MUSICA La Marina sta un po' in disparte e fa fatica a decollare. Tango e canzoni d'autore francesi, cercano di animare il Capodanno in piazza Savoia, il risultato è soft, come lo swing delle 23 e venti. Le note dei più grandi successi degli anni '60 e '70 riempiono il bastione di Saint Remy. Si ballano pop, rock e blues. Bob Dylan, Beatles, Rolling Stones. E pure Doors e Neil Young. In piazza Yenne in attesa della mezzanotte centinaia di giovani si scatenano con un menù assortito, tra punk, disco music e grunge degli anni '80, '90 e 2000. Mancano pochi minuti a mezzanotte, il 2012 esala gli ultimi respiri, parte il conto alla rovescia. I vagiti del 2013 si fanno più forti. Dieci, nove... tre, due, uno. Il resto è il classico bagno di spumante. Alle tre la musica si placa, i palchetti vengono smantellati in tempi record. Cagliari viene avvolta dal silenzio sotto qualche goccia di pioggia. Restano le bottiglie e qualche bicchiere, il 2012 è già nel cassetto dei ricordi.
Sara Marci
I finanziamenti calati da 2 miliardi di lire nel 2000 a 120 mila euro
Piange il bilancio, addio alle star in via Roma
In principio è la Giunta Delogu: due miliardi di lire per accendere il Capodanno del 2000. Il nuovo millennio segna l'esordio del megapalco in via Roma e dei grandi show. Si parte con Max Pezzali e Umberto Smaila. E i cagliaritani gradiscono. L'anno dopo i Lùnapop replicano il successo. San Silvestro del 2001 supera se stesso con Zucchero. E fa pure il botto. Il 2003 con Giorgia non passa alla storia, l'atmosfera dei primi tempi si è un po' raffrddata. Da lì palazzo Bacaredda inverte la tendenza: i budget si dimezzano, e il Capodanno con le star nazionali per un po' viene messo da parte. La linea dell'austerity del Comune per qualche anno punta sui più economici artisti locali: Benito Urgu e i Lapola, prima, Marco Carta e i Tazenda nel 2008.
Nel 2009 la strada della contrazione economica viene abbandonata, il Capodanno cittadino cerca di brillare ripuntando sulla grande musica. È l'anno di Baglioni e il budget risale: 500 mila euro in tutto, 250 mila dalle casse di viale Trento, il portafoglio è dell'assessorato regionale al Turismo. Per Mango - nel 2010 - la spesa è identica.
Dal 2011 il Comune cambia decisamente rotta, la stagione degli show a mille luci viene archiviata. Di rockstar non ne vengono più. Per 50mila euro si ripiega su un più magro Capodanno diffuso.
Nel 2012 si scende a 90 mila, ieri per salutare il 2013 si è risaliti a quota 120 mila. Sotto il palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, da qualche giorno c'è una tenda scura. Sopra uno striscione bianco, al centro, in nero: «Figli della crisi». Sono un gruppo di studenti e precari del Sulcis, hanno passato il Natale lì, e anche San Silvestro. Per loro nessun brindisi, non hanno niente da festeggiare. (sa. ma.)