Un complesso costruito 90 anni fa esempio di architettura del Ventennio
Dagli alloggi a riscatto agli appartamenti di prestigio
Era la casa per chi godeva di uno stipendio fisso pagato dallo Stato nell'epoca in cui il sogno degli italiani era quello di avere mille lire al mese. Il primo alloggio popolare a Cagliari, costruito negli anni Venti sotto l'egida dell'Incis che sta per “Istituto nazionale per le case degli impiegati statali”: un ente che permetteva gli impiegati statali di poter avere un tetto a canone economico con possibilità di riscatto secondo i dettami dello stato sociale in camicia nera.
Il complesso che domina piazza Galilei è un perfetto esempio di architettura razionalista, il design ai tempi del Ventennio, creato da Augusto Valente. Un monumento-simbolo dove per novant'anni si sono succedute generazioni di cagliaritani: cinque piani protetti da un gigantesco cancello di ferro battuto che apre sul cortile interno dove si affacciano 63 appartamenti quasi tutti passati di mano (ereditati o venduti) dopo essere stati riscattati dagli assegnatari. Oggi sono case ben quotate nel mercato immobiliare, dotate del comfort più richiesto a San Benedetto: il silenzio e la riservatezza, garantiti da muri spessi costruiti col tufo e soffitti alti realizzati senza risparmio di spazi. «Sembra difficile pensare che queste case erano alloggi a riscatto», spiega Riccardo Gramignano, figlio della titolare della lavanderia, che conserva in casa foto d'antan quando la piazza ospitava un mercatino e al centro c'era un rifugio antiaereo per gli assegnatari del palazzo Incis. La zona - all'epoca della costruzione dello stabile - era periferia estrema: fu scelta per risolvere un problema abitativo del tempo, la casa per gli impiegati statali. «Ogni appartamento costava un milione e si poteva riscattare in dieci anni», dice Antonio Cuzzocrea, un pensionato postale che ha ereditato dal padre la professione (era dipendente delle Poste) e l'appartamento al pianterreno. L'unico che ha ingresso diretto dal cancello monumentale che dà sulla piazza: passa il tempo tra le decine di vasi che ha sistemato nel cortile interno. Uno spazio chiuso e silenzioso che ha trasformato in un giardino fiorito dove domina un lampadario liberty in ferro battuto appeso alla volta a cupola dell'ingresso. Uno scorcio del primo Novecento che solo un passante attento riesce a notare.
Dall'altra parte c'è un altro palazzo storico, la vecchia sede ufficiale della Provincia. Da decenni gli uffici sono stati trasferiti in viale Ciusa e dall'estate scorsa anche gli ultimi servizi hanno traslocato. Restano le bandiere e l'impianto di condizionamento ancora in funzione, stando ai vicini infastiditi dal rumore. Il timer non è stato staccato. (a.m.)