TRANIERI. L'iniziativa della comunità cinese per festeggiare la nascita della Consulta
Brindisi fra sardi e immigrati, autorità e gente comune
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«Il mondo è qui». La frase è di Alberto Filippini, avvocato. La pronuncia al brindisi 32 a cui ne seguiranno tanti altri. «I cinesi amano riservarne uno a quasi tutti gli invitati», spiega. «Vietato alzare il bicchiere in alto, anzi, più lo si tiene basso più si dimostra rispetto per chi è dedicato l'omaggio che, a sua volta, ha l'obbligo di abbassare il calice sinché non gli verrà bloccata la mano e si terranno i bicchieri allo stesso livello per dire Siamo pari ». E questo mercoledì notte, al gran ristorante mandarino Fuego, siamo tutti pari: casteddai, filippini, bengalesi, pakistani, cubani, ucraini. Siamo in festa, invitati dalla comunità cinese, o meglio dalla famiglia Zhan che ha avuto l'onore di avere una sua figlia (Lina) eletta fra le fila della Consulta degli stranieri. Siamo qui perché il ragionamento dei nostri ospiti è stato: «Cagliari si è aperta a noi e noi ci apriamo alla città».
LA FESTA Lina con suo padre Yun Dian Zhan (dal 1987 a Cagliari) negli scorsi giorni avevano diramato gli inviti agli altri 15 membri della Consulta, ai mediatori culturali, ai funzionari e ai politici dell'amministrazione cittadina e provinciale, gli avvocati, i commercialisti e i professionisti che si sono occupati di immigrazione, ai vicini di casa, ai colleghi di università, ai clienti fedeli, ai cugini, agli zii, ai lontani ma sempre cari parenti, agli amici degli amici. Insomma per una notte hanno radunato ogni genere di umanità. Tanto da far dire a Filippini «il mondo è qui». Ed è stato un pianeta in festa proiettato verso l'integrazione. Perché è davanti a un piatto e a una bicchiere, nel caracollare da un tavolo all'altro, all'inizio con timidezza poi, a notte inoltrata, con disinvoltura, che la comunicazione passa più veloce.
GLI INVITATI Si chiacchiera, si mangia, si brinda, si ride, alla fine i più giovani si sfideranno alla morra cinese (alle 23 sembra di essere a Gavoi) e i più temerari persino al karaoke. Oltre 200 persone con accenti diversi. Quelli con inflessione più cagliaritana? La seconda generazione cinese, le ragazze con gli smartphone sempre in mano. «Molti non conoscono il mandarino scritto, altri neppure quello parlato», spiega Lina, 25 anni, 20 vissuti in città dove si è laureata in Scienze politiche. «La sfida è integrarsi ma non perdere il legame con la terra d'origine».
IL FUTURO Le scommesse sono tante e per tutti. Per chi solitamente ospita (il presidente della provincia Angela Quaquero o il sindaco Massimo Zedda) e oggi è ospitato fra piatti fumanti, per chi lavora all'integrazione magari “semplicemente” attraverso lo sport (come il maestro di Kung Fu, Giancarlo Manca che tutti chiamano You Li Tai: «Insegno a tanti cinesi») o il lavoro nelle amministrazioni (Mimmia Fresu, Centro di accoglienza attiva della Provincia, o Cristina Mancini, direttore generale del Comune). La sfida è per chi insegna all'università arabo (Ihab Rizk Soliman, «ma non chiamatemi professore») per chi unisce la sua comunità in nome della fede cristiana (come il filippino Elmer Orillo, «Che gran bella serata, vero?») per tutti quelli che si sono dati un gran da fare per la nascita di questa Consulta che, sì, sarà pure uno strumento che andrà oliato ma almeno finalmente c'è, esiste. Sarà una sfida persino per Renfeng Chen: è entrato nell'assemblea con soli 3 voti e stasera è triste per la polemica fra commercianti a Quartu e ironico sul suo “successo” elettorale.
IL PONTE «Serviva un primo ponte», dice Sebastiano Dessì, consigliere comunale, fra i padri di questa agorà. La festa è il segno che anche dall'altra parte della sponda hanno mosso i primi passi. Sarà pure perché Lina ha buone possibilità di essere alla guida della prima Consulta, però mercoledì, ci siamo conosciuti e confrontati come in nessun tavolo di concertazione. Sarà pure in nome di un involtino primavera. Ma è stato bello.