Selciato rovinato dalle radici dei ficus. L'assessore Marras: possiamo solo potarli
Viale Merello: record di cadute nei marciapiedi-trincea
Il tacco dodici meglio lasciarlo a casa: chi cammina in viale Merello deve stare attento a non finire col naso per terra. «Qui ci vogliono gli scarponi», ammette Giancarlo Dessalvi, commerciante residente storico di una zona a due facce: è al top delle quotazioni immobiliari, ma quando si va a piedi è peggio di un campo sterrato. Farsi male è una questione di attimi: i giganteschi ficus che incorniciano la salita hanno messo su radici tentacolari e trasformato i due marciapiedi in una trincea disseminata di trappole. Ne sanno qualcosa i residenti, quasi tutti anziani principali vittime di cadute rovinose e di fratture.
I RESIDENTI Ma nessuno degli abitanti vuole però toccare i responsabili di tanto sfacelo: hanno sempre difeso gli alberi e quando, qualche anno fa, dal Comune hanno fatto sapere di essere pronti con le motoseghe sono subito insorti riunendosi in parrocchia. Meglio il verde, a costo di qualche storta.
In questi giorni la squadra di una ditta di San Gavino sta potando le fronde del lato sinistro (per chi sale) che non venivano sfoltite da cinque anni. C'è qualche problema al traffico ma «la gente mi è sembrata soddisfatta», dice Filippo Alberghina, agronomo e titolare dell'impresa incaricata dell'operazione-taglio. «Un taglio chirurgico che non rovina l'albero», spiega mettendo le mani avanti davanti alle scontate recriminazioni degli arrabbiati del verde.
IL TERRENO Viale Merello conta 230 esemplari di ficus retusa, diventati maestosi grazie alle caratteristiche di un terreno ricco d'acqua. Ne hanno fatto le spese le tubature dei palazzi: le radici si sviluppano in superficie, tentacoli che non conoscono ostacoli capaci di scalzare perfino i gradini di granito. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un marciapiede dissestato, i blocchi di granito sistemati attorno ai fusti completamente rimossi, il selciato pieno di trabocchetti e buche. È un marciapiede di bitume rattoppato, buono per un percorso di trekking.
«Da anni ricevo segnalazioni da parte degli abitanti che si lamentano per la situazione dei marciapiedi», racconta Giovanni Troia, presidente dell'associazione Cuccurus Cottus che tutela i residenti di Stampace. «Abbiamo raccolto centinaia di firme in più occasioni per chiedere al Comune una sistemazione, ma non abbiamo mai avuto risposta». Le cadute restano all'ordine del giorno.
TEMPORALI Quando piove poi bisogna stare alla larga. Non solo per il terreno scivoloso e pieno di insidie. «Da anni - denuncia Edoardo Spinas, avvocato e residente nel viale - non viene eseguita la manutenzione delle caditoie. I tombini sono intasati di foglie e basta qualche minuto di pioggia battente per mandare in tilt la rete delle acque piovane». Il viale si trasforma in un torrente, l'acqua scorre come in una piena nella discesa e finisce contro i negozi di viale Trento (una cartoleria, più volte inondata, si protegge con una barriera di legno piazzata davanti alla serranda). Il fiume finisce in piazza dell'Annunziata e la trasforma in una palude che blocca i residenti nelle proprie abitazioni.
In questi giorni un autospurgo è al lavoro per ripulire i tombini intasati. Lo ha spedito il Comune ed «è quello che possiamo fare assieme alla potatura», spiega l'assessore ai lavori pubblici Luisa Anna Marras. Di più non è possibile con i soldi contati del bilancio comunale. «Eppoi quegli alberi sono meravigliosi e non si può pensare di eliminarli». Si sfrondano ma non si toccano.
Antonio Martis