VIA SERUCI. Tensione tra due famiglie costrette a vivere in pochi metri quadri
«Voglio ingrandire l'appartamento». E abbatte un muro
Da un lato del muro una donna di 51 anni, Silvana Tedde, vedova, con un figlio ventitreenne e un nipote di 9 mesi appena, stipati in 27 metri quadri di appartamento; dall'altro, la nuova assegnataria dell'abitazione adiacente (24 metri quadri), Loredana Tassi, con a carico suo figlio di 19 anni e la madre, anziana e disabile. In mezzo, un muro con al centro un foro di almeno sessanta centimetri di diametro. Lo ha fatto la Tedde ieri mattina, nella vana speranza di potersi ingrandire la casa. Una guerra tra poveri quella al quinto piano del civico 5 di via Seruci, soffocata, in tarda serata, dagli agenti della Polizia municipale (una ventina in tutto) e dagli uomini della squadra Volante: solo una lunga e paziente mediazione fra le parti ha evitato conseguenze ben più gravi, mentre la Tedde e sua sorella Simona sono state segnalate alla Procura della Repubblica per danneggiamento. Il buco, invece, tappato dagli operai con un pannello.
LA STORIA «L'appartamento mi era stato promesso e io, ora, me lo prendo». Armata di martello, colpo su colpo, la Tedde ha iniziato a buttare giù il muro divisorio dalle 10. Cioè da quando i funzionari del Comune hanno consegnato le chiavi di casa alla Tassi. «Mi sono sentita presa in giro e non ci ho visto più», si è giustificata la Tedde, residente nello stesso appartamento dal '78. «L'ex assessore al Patrimonio Gianni Chessa mi aveva assicurato che le due case si sarebbero potute accorpare, considerato che mio figlio dorme nell'andito e che ha anche un bambino». Non va certo meglio per la nuova vicina di casa: «Sono cresciuta al primo piano di questo palazzo, ma adesso cinque rampe di scale per mia mamma sono impensabili, la sedia a rotelle non passa nemmeno attraverso la porta del bagno. Ma tra una decina di giorni scade la graduatoria: se avessi rifiutato sarei tornata a vivere per strada con la mia famiglia», ha spiegato la Tassi. «Questa casa è giusto che vada a Silvana - ha aggiunto - ma vorrei un mese di proroga per trovare un'altra sistemazione».
NEL PALAZZO Solidale tutto il condominio, che proprio mercoledì aveva inoltrato una lettera al Comune per chiedere sostegno alla Tedde: «Mia sorella ha sempre pagato affitto, nettezza urbana e corrente, e sarebbe disposta a pagare anche di più - ha commentato Simona, inquilina al piano terra - pur di avere una casa vivibile».
Non dello stesso avviso è, tuttavia, la responsabile dell'ufficio comunale Alloggi, Sabrina Contu, intervenuta sul posto in tarda mattinata: «Dal punto di vista umano comprendo la situazione, ma il regolamento impedisce di accorpare le due unità abitative. La signora Tassi avrebbe dovuto rinnovare la richiesta di alloggio e non firmare il contratto per questa casa: così come stanno le cose possiamo fare ben poco. E non si dovrebbe prestare troppa attenzione a chi fa promesse non avendo le competenze per mantenerle». Il riferimento è a dirigenti e politici che nel corso degli anni hanno prospettato migliorie ai residenti di via Seruci. Uno di questi sarebbe Chessa: «La gravità sta nel fatto che questa Giunta ha abbandonato l'edilizia popolare, nonostante oltre 530 famiglie cagliaritane vivano in abitazioni più piccole di 45 metri quadri. Nel 2006 avevo fatto una delibera sull'accorpamento degli appartamenti, che ne è stato? Martedì prossimo presenterò una interrogazione urgente in Consiglio su questa vicenda», spiega l'esponente dell'Udc.
Certamente non finirà qui. Perché l'unione fa la forza, al civico 5 di via Seruci, e perché la pazienza di ascoltare vane promesse l'hanno persa ormai da tempo. Infine perché, dopo che tutti i poliziotti sono andati via, la Tedde ha ricominciato a bucare il muro.
Michela Seu