Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Castello, il risveglio e l'agonia

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2012


INCHIESTA. Il cuore del centro storico tra ambizioni di rilancio e problemi irrisolti

Le critiche: «Il quartiere-cartolina è stato abbandonato»

Ha un sapore d'altri tempi, racchiuso nelle imponenti mura medioevali, sembra uno scorcio cittadino a se stante. Ma di castellani tra le stradine strette che si arrampicano nel vecchio quartiere se ne vedono pochi. Di giorno regna un silenzio assordante, rotto solo dai rintocchi dei campanili, la notte Castello cerca di mantenere il primato di luogo d'elezione del popolo della notte. Negli anni Novanta c'erano più di trenta attività commerciali: artigiani, restauratori, c'erano le Poste, due tabaccai, il barbiere, diverse botteghe di alimentari e l'edicola.
QUARTIERE MORTO Ora l'istantanea è diversa, le attività storiche hanno abbandonato il vecchio quartiere. Andrea Scotti, 42 anni, è un castellano doc, la sua famiglia vive da generazioni nel quartiere retrò, un tempo vitale, ora non più. «È morto, il declino è iniziato con la prima Ztl, vent'anni fa». Poi non si è fermato. «Non ci sono più negozi. Adesso anche per comprare un quotidiano bisogna spostarsi dal quartiere».
L'ADDIO DELLO CHEF Lo chef Claudio Ara, titolare del Ritual, in via Università 33, ha resistito per tre anni, ora ha deciso di chiudere l'attività. Tra meno di un mese lascerà Castello. «Mi hanno costretto, ho preso in mano una caffetteria-disco bar, sognavo di realizzare un ristorante». Non ce l'ha fatta. «Ho 23 mila euro di verbali da pagare per occupazione senza autorizzazione del suolo pubblico». Colpa dei tavolini sulla strada. «Il Comune non mi ha mai concesso l'autorizzazione, nonostante le mie continue richieste. La risposta era sempre no, per sopravvivere li ho messi ugualmente». Due giorni fa l'ordinanza del Prefetto: entro 30 giorni dovrà eliminare i tavolini. Per combattere non ha più soldi. «Li ho spesi in multe e studi legali, il sistema mi ha fatto fuori». Adesso va via dal centro storico. «Mi dispiace, Castello è un quartiere bellissimo, ma per dormirci, non per puntare sul commercio».
LO LASCIANO MORIRE Enrico Massidda, innamorato di Castello, abita in via Lamarmora, da anni. «È un quartiere fantastico, quasi fiabesco, senza dubbio la parte più bella della città». Assiste impotente alla lenta agonia. «Si fa di tutto per lasciarlo lentamente morire. Il problema non è questa amministrazione, la noncuranza è partita con le precedenti. Forse l'unica ad aver fatto qualcosa è stata la Giunta Delogu, a metà degli anni '90, aveva rifatto le strade e riportato la gente in Castello con manifestazioni di grande spessore».
LA GLORIA DEL '97 Il nastro si riavvolge. «Nel '97, Sa die de sa Sardigna, che rievocava le vicende storiche della cacciata dei piemontesi, attirò per due giorni più di centomila persone». Rimane solo un bel ricordo. «Prima c'erano le poste, attività commerciali e servizi, ora totalmente assenti. I monumenti sono in gran parte chiusi». E poi i parcheggi: «Se si rispettassero gli orari della Ztl forse non ci sarebbe il problema. Spesso e volentieri all'interno delle mura, dopo mezzanotte ci sono auto di non residenti».
GLI ASCENSORI Castello è diventato sempre più inaccessibile. «Gli ascensori spesso non funzionano, a volte si bloccano tutti e tre assieme». I residenti chiedono aiuto. Il Comune prova a dare risposte: «Bisogna agevolare le abilità imprenditoriali», spiega Mondo Perra, presidente della commissione Attività produttive. «Stiamo lavorando per far sì che gli artigiani non muoiano».
Sara Marci