Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il dramma delle donne interrotte

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2012


L'ultima aggressione venerdì sera. «Chi denuncia l'aguzzino va reinserita nella società»

Violenza e stalking: in città i casi crescono del 72 per cento

L'ultima violenza è di venerdì sera, in via Machiavelli, mica in periferia. Alcuni passanti hanno chiamato il 113: «Stanno aggredendo una donna, qualcuno la minaccia con un coltello». Pochi secondi dopo però la Polizia non ha trovato nessuno, né l'aggressore né la vittima che, forse perché senza permesso di soggiorno o forse perché legata sentimentalmente al suo aguzzino, ha preferito sparire e non presentare una denuncia. «Succede spesso che chi subisce violenza o episodi stalking non si renda subito conto di essere perseguitata, oppure preferisce non rivolgersi alle forze dell'ordine perché spera che il proprio uomo migliori», dice l'avvocato Anna Maria Busia, che spesso si è trovata sul banco della parte civile, a difendere le ragazze violate nel fisico e nell'anima.
LO STALKING Una di loro si è presentata in tribunale proprio in questi giorni: lei trentenne, operaia, lui qualche anno in più, militare. In mezzo, un matrimonio fallito dopo poco tempo e un bambino. La violenza è arrivata sotto molte forme: «La ragazza è stata picchiata più volte, l'ex marito ha minacciato ripetutamente lei, i genitori, le amiche. È arrivato a pedinarla quotidianamente, tanto che ora ha paura di chiunque le rivolga la parola in strada», spiega l'avvocato Busia.
NUMERI IN CRESCITA Le statistiche parlano di un numero di richieste d'aiuto in costante crescita. All'associazione cagliaritana Donna Ceteris si sono rivolte, nei primi undici mesi del 2012, 189 donne. Nel 2011 erano state 110. L'aumento è preoccupante: più 72 per cento.
L'ASSISTENZA Secondo Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo diritti e riforme, in questi anni si è fatto tanto ma «resta ancora irrisolto il problema del dopo-denuncia. Chi subisce violenza deve poter tornare alla normalità e ha bisogno di una corsia preferenziale per trovare lavoro e per avere una casa». Altrimenti, dopo aver avuto il coraggio di accusare il proprio marito, la donna rischia di trovarsi attorno solo terra bruciata: «Chi trova il coraggio di denunciare la violenza subita va reinserita nella società. Ora invece queste vittime si trovano da sole».
LE IDEE Marisa Depau, presidente della commissione Pari opportunità del Comune, domani ospiterà in Municipio alcune classi scolastiche che parteciperanno a un progetto sulla giornata contro la violenza sulle donne: «Si deve parlare di questi temi fin dalle elementari. E deve migliorare l'assistenza data alle vittime: spesso viene messa in dubbio la loro parola. Questa giornata servirà solo se la riempiamo di contenuti, se ci battiamo per i centri di aggregazione nei quartieri disagiati». Per Oriana Putzolu, segretario regionale della Cisl, la discriminazione riguarda anche «le 71.000 donne che hanno rinunciato a cercare lavoro anche perché considerate “inadatte, a causa della loro condizione femminile, a sostenere gli impegni lavorativi».
Michele Ruffi


I DATI. Il bilancio dei nove centri antiviolenza che operano nell'Isola
In 3 anni ospitate 2089 vittime

L'aguzzino è quasi sempre in casa: «La violenza, l'abuso, la discriminazione non sono patologie o anormalità, ma sono legate, al contrario, alla quotidianità e alla normalità dei rapporti fra uomini e donne», spiega l'assessore regionale alla Sanità e Assistenza sociale Simona De Francisci.
I numeri raccolti dall'assessorato non lasciano tranquilli: nel triennio 2009 -2012 le donne che si sono rivolte ai nove centri antiviolenza dell'Isola (due a Cagliari, uno a Quartu, Lanusei, Sanluri, Oristano, Nuoro, Olbia e Sassari) sono state 2.089. E, dato ancora più preoccupante, in 451 casi erano accompagnate dai propri figli minorenni.
L'IMPEGNO La Regione, dal 2009 a oggi, «ha stanziato 6 milioni di euro per combattere la violenza sulle donne. La Giunta Cappellacci ha messo in campo in questi anni una strategia concreta, che nel 2011 ha portato a un protocollo d'intesa con associazioni e centri antiviolenza», ricorda l'assessore, che oggi sarà all'ospedale San Giovanni di Dio per la presentazione del “Codice rosa in pronto soccorso”, un programma di prima assistenza alle vittime di violenza e stalking e poi a Oristano per la «camminata silenziosa».
L'ACCOGLIENZA I centri antiviolenza hanno ospitato 1890 vittime. Le case di accoglienza (cinque in tutto), finanziate con fondi regionali, hanno ospitato 199 donne e 196 minori: segno che quasi sempre, dietro una violenza, c'è sempre un bambino che soffre e una famiglia che si rompe. Non è un caso che in tutta Italia siano state 113 le donne uccise, 73 dal proprio partner.
LE CONSEGUENZE La violenza sulle donne poi lascia in dote «considerevoli conseguenze psichiche, psicosociali e sul piano della salute, con ricadute sul sistema sanitario e sul mercato del lavoro e rappresenta una piaga sociale», conclude l'assessore De Francisci, «che conta numeri preoccupanti sia su scala nazionale che regionale». ( m.r. )