Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lavoro, 20 mila in corteo

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2012



Cgil, Cisl e Uil portano la disperazione dell'Isola in piazza a Cagliari
I lavoratori Alcoa marciano in silenzio: «Pretendiamo prospettive»
Procurade 'e moderare barones sa tirannia . Rimbombano severe fino al porto le note dell'inno del Mannu contro i feudatari. La Sardegna che chiede lavoro, sviluppo e autogoverno, quella che si ribella «a una politica senza idee», ieri era tutta a Cagliari. Non è uno sciopero generale, ma gli assomiglia parecchio a giudicare dalla partecipazione. Largo Carlo Felice, osservato dal palco della manifestazione regionale, è un tappeto umano senza fine, colorato dalle bandiere sindacali. Per Cgil, Cisl e Uil in piazza ci sono circa 30 mila persone, 18-20 mila per la Questura.
LA MOBILITAZIONE Il corteo, compatto e ordinato, alle 9,30 si è mosso da piazza Giovanni XXIII. Ha attraversato le strade dello shopping (via Dante-Paoli-Sonnino) fino a via Roma e, da lì, al Largo. Nessun disordine, per fortuna. L'unico episodio sopra le righe è stato il lancio di uova piene di vernice rossa contro una parete esterna del Consiglio regionale. Vicino al porto le forze dell'ordine hanno acceso un fumogeno per disperdere un assembramento giudicato potenzialmente rischioso, ma è finita lì.
RABBIA Ci sono i lavoratori Carbosulcis. E quelli Alcoa. «Ex Alcoa», precisano: sfilano in assoluto silenzio, col casco da lavoro sul capo e il volto coperto da una maschera con lo stemma dei Quattro Mori. In serata Massimo Cara, rappresentante della Rsu-Fim Cisl, si dirà sconcertato e deluso per il trattamento subito: «Quando siamo arrivati sotto il palco, in piazza Yenne, la manifestazione era già finita, non c'era nessuno». Forse sarebbe voluto intervenire, come invece riesce a fare Serafino Biffa, operaio degli appalti Alcoa: «Il governo e la Regione devono metterci la faccia», grida alla folla. «Con il Sulcis muore tutta la Sardegna». Silenziosi, in coda al serpentone, anche gli addetti della Coca Cola in bilico.
GLI STUDENTI Saltano, intonando la Canzone Popolare , gli studenti. «Studiare non è un lusso per chi può pagare», dirà dal palco Giacomo Dessì, dell'Unione studenti Sardegna. E Peppino Loddo, segretario regionale di settore della Cgil, ricorderà «i tagli assurdi che sta subendo la scuola pubblica nonostante sia scelta dal 97 per cento dei ragazzi» e i 9 mila insegnanti precari. A fine manifestazione un gruppo di studenti si è diretto verso piazza Matteotti. La polizia, in tenuta anti-sommossa, si è schierata davanti alla stazione, temendo l'invasione dei binari. I manifestanti hanno risposto esibendo scudi di cartone, colorati e arricchiti con le scritte di intellettuali e pensatori, dirigendosi quindi verso piazza del Carmine.
GLI INTERVENTI In marcia anche i sindaci. Con il presidente dell'Anci Cristiano Erriu, sono presenti Rocco Celentano e Franco Porcu, primi cittadini di Siniscola e Villamassargia, di recente vittime di attentati. «I Comuni non sono gendarmi di un potere centrale che non sa autoriformarsi», argomenta Erriu, «né gabellieri dello Stato». Prima di lui era intervenuto Piero Agus, dei pensionati Cisl: «La gente ha paura di manifestare, questa grande partecipazione di folla dà pure ai pensionati maggiori speranze». Speranze che ha Enzo Costa, segretario generale della Cgil, nonostante «un'altra multinazionale, Coca Cola, dia segnali di disimpegno» e si assista «a una preoccupante deriva centralista». Per Costa «le decisioni devono essere prese dove esistono bisogni». E poi: «Fa ben sperare che la piazza non sia rassegnata e il mio auspicio è che questo spinga a un sussulto d'orgoglio la politica», conclude. «La vertenza Sardegna deve essere ricondotta a un unico tavolo». Invoca infrastrutture, continuità territoriale delle merci, valorizzazione dell'agricoltura e salvaguardia dell'ambiente il leader della Cisl Mario Medde, che aggiunge: «Prioritaria è la positiva definizione delle vertenze aperte sul versante produttivo e industriale in tutte le aree della Sardegna: Alcoa, Eurallumina, Filiera alluminio, Keller, Carbosulcis, Portovesme Srl, Eon, insieme a Ottana, Macomer, Porto Torres e alle meno note 1.770 crisi aziendali riguardanti tutti i settori produttivi dell'Isola». Verso le 13 la chiusura, affidata al segretario della Uil Francesca Ticca: «La Sardegna è ricca di idee, ha bisogno di una classe politica che non si perda negli imbrogli e nell'alta finanza. Ha necessità di un pubblico e di un privato che sappiano convivere e di istituzioni che funzionino». Un palloncino con scritte inneggianti a lavoro, sviluppo e autogoverno viene lasciato andare dal palco verso il cielo. E riprendono severe le note di Procurade 'e moderare barones sa tirannia .
Lorenzo Piras


Reazioni
Massidda:
«Non si può
infierire su chi
non ha nulla»
«I sardi devono iniziare a ragionare in termini di noi non più solo di io se davvero l'obiettivo è costruire qualcosa».
A gridarlo dal palco di piazza Yenne è Antonello Pirotto, della Rsu di Eurallumina, e alla fine riceve una robusta dose di applausi. E mentre parla, in largo Carlo Felice spunta lo striscione dei lavoratori Cesil e Csl a rischio, che chiedono garanzie alla pari dei loro colleghi di altri settori produttivi. In piazza c'è una vasta rappresentanza dei 130 mila fruitori di sussidi e ammortizzatori sociali, e buona parte di quel 20 per cento di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. Ci sono i politici, molti di centrosinistra (anche l'ex presidente della Provincia di Cagliari Graziano Milia), qualcuno di centrodestra. Piergiorgio Massidda, presidente dell'Autorità portuale di Cagliari parla della fascia debole della popolazione, che campa con stipendi da fame: «La crisi riguarda tutti, ma ragionare così è un luogo comune. I sacrifici non vanno chiesti a chi ha perso il posto».
C'è anche la Chiesa. Da Nuoro è arrivato don Pietro Borrotzu, presidente della pastorale del lavoro: «È il momento di capire che la fede non è estranea alla vita reale. La nostra consulta regionale ha condiviso con i sindacati l'idea che la Sardegna vive un'unica grande vertenza per lavoro, sviluppo e autonomia». Soddisfatti Oriana Putzolu e Giovanni Matta della segreteria Cisl: «Il sindacato ha dimostrato ancora una volta con i fatti di saper unire i lavoratori». (lo. pi.)