Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’urlo dei trentamila: «Dateci il lavoro»

Fonte: La Nuova Sardegna
26 novembre 2012

Da tutta l’isola al corteo di Cgil, Cisl e Uil. Attacco al governo regionale e nazionale: «La politica non investe nello sviluppo»

sciopero sindacati crisi economica .-di Stefano Ambu


.CAGLIARI. In trentamila nelle strade per il lavoro e lo studio. E a testimonianza del grande successo della manifestazione e della partecipazione, c'è un fatto: quando dal palco del largo Carlo Felice la mobilitazione è stata dichiarata ufficialmente chiusa, alle 12.34, una parte del corteo stava ancora sfilando in via Roma. Un serpentone partito con gli striscioni e le bandiere dei sindacati, rosse della Cgil, biancoverdi della Cisl e azzurre della Uil, intorno alle 9.30 da piazza Giovanni XXIII. Da quel momento, un rumore incessante fatto di slogan, urla e fischietti è stato la colonna sonora colonna di via Dante, via Paoli, via Sonnino e via Roma. Suoni, ma anche colori (belli gli scudi di cartone gialli, rossi e azzurri con pensieri e opere di pensatori, scrittori e rivoluzionari, dal Che ad Aldous Huxley) e gente in movimento. Confermata la tradizione: niente scontri a Cagliari. Forze dell'ordine moderatamente sul chi va là per qualche petardo e un fumogeno in via Sonnino. Ma niente di preoccupante. L'unico fuori programma, a manifestazione chiusa, quando un gruppo di studenti ha deciso di marciare in direzione della stazione. Un agente con la ricetrasmittente ha chiesto al gruppo in prima fila: "Ragazzi, dove state andando". Uno di loro, per sdrammatizzare, l'ha buttata sullo scherzo: "Stiamo andando da Mc Donald's". Le forze dell'ordine, che invece non avevano voglia di ridere, si sono sistemate davanti all'ingresso principale pronte a "proteggere" treni e binari. Ma il corteo ha deciso alla fine di puntare verso piazza del Carmine per l'assemblea conclusiva prima del ritorno a casa o al Michelangelo, il liceo Scientifico occupato ieri dagli studenti. Adolescenti critici verso Monti, insultato sia in italiano sia in sardo. E dalla Fornero: immancabile uno striscione ispirato all'ormai celeberrimo "choosy" del ministro del Lavoro. Giá il lavoro. Vecchie (ma purtroppo sempre attuali) storie. E nuove. Come quella della Coca Cola, ultima emergenza in ordine di apparizione. Con uno stabilimento, quello della produzione a Elmas, che invece rischia di sparire. Loro, i dipendenti a rischio taglio dopo il piano di riorganizzazione aziendale nazionale, naturalmente erano in mezzo alla mischia con i loro striscioni. C'erano Keller, Eurallumina e Alcoa. I dipendenti dello stabilimento di Portovesme nello striscione si sono autodefiniti ex lavoratori.

Ieri si sono sistemati in coda al corteo. Insolitamente silenziosi. Ma per scelta: hanno sfilato con il volto coperto da una maschera con i quattro mori e molti di loro si sono dipinti sul volto il simbolo della Sardegna. Una contestazione muta: "Basta promesse - si leggeva nei loro striscioni - Alfano, Bersani e Casini, la parola a voi". Hanno parlato solo dopo la lunga marcia sino a piazza Yenne: «Non siamo violenti ma siamo disperati perché abbiamo perso il nostro posto e chiediamo solo di lavorare». Alla mobilitazione hanno aderito anche vari sindaci e amministratori locali dell'isola e altri sindacati come quelli della Polizia che solidarizzano con le motivazioni che hanno portato nel capoluogo migliaia di lavoratori ma che sono anche impegnati per garantire l'ordine pubblico. I manifestanti sono giunti a Cagliari con un centinaio di autobus provenienti da tutte le province per ricordare le numerose vertenze aperte: non solo Sulcis, ma anche Sardegna centrale e Nord Ovest dell'isola. Uno sguardo anche oltre il mare con Sinistra Critica che ha organizzato una manifestazione a favore dei Palestinesi e contro i raid israeliani, e ha annunciato una iniziativa di protesta davanti alle sedi istituzionali sarde. Dal palco i sindacati hanno chiesto al Governo di "cambiare passo", di "evitare nuovi tagli" e "puntare su investimenti per lo sviluppo".

«È la settima manifestazione in sette anni e il sindacato e i lavoratori non si arrendono alla crisi – ha detto il segretario generale della Cisl sarda, Mario Medde – questa manifestazione deve spingere la politica a un cambio di marcia e se non vuole sentire spetterà agli elettori spazzare via gli incapaci, chi non sa governare deve andare a casa».

Secondo il leader della Cgil sarda, Enzo Costa, «la mobilitazione serve per mantenere un presidio democratico perché la politica è affaccendata in altre cose, mentre la politica reale, quella che si occupa dei problemi dei cittadini, vede ancora lavoratori che perdono il posto. I bisogni dei sardi vengono portati in piazza per dare voce a tutti – ha aggiunto – e per dire che non siamo d'accordo con questo modo di fare politica sia a Roma che in Sardegna».

«Siamo scesi nuovamente in piazza per ricordare i problemi dei lavoratori, pensionati e studenti, giovani e disoccupati. Ci schieriamo con loro, mentre la politica non è più in grado di intercettare e di capire quali sono i loro problemi – ha spiegato Francesca Ticca, segretaria generale della Uil sarda – almeno oggi la classe politica deve riuscire a sentire i bisogni della gente perché quello che sta facendo, poco e male, non risponde alla domanda di lavoro e sviluppo. E noi siamo qui, tutti insieme, per ribadirlo».