L'OPINIONE. Più amore per la città
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L'altro giorno un caro amico milanese che si fa spesso cagliaritano per ragioni di lavoro, mi confidava che Cagliari, a suo giudizio, «sarebbe una gran bella città se…», per poi snocciolarmi una lunga serie di criticità irrisolte. Ora, per essere chiari non vi è dubbio che proprio su quel «sarebbe», con quel che segue (un condizionale che induce a riflettere), che andrà aperto il necessario confronto sul futuro della città. Partendo proprio dalle responsabilità attribuibili, in primo luogo, a noi stessi.
Perché ritengo che molte delle cause originanti quel condizionale siano proprio nostre, di noi abitanti della città. Mi spiego meglio: sono infatti dell'avviso, per quel che sento e leggo, che a Cagliari solo un quarto scarso dei suoi abitanti può essere considerato di “cittadini” a pieno titolo, poiché il restante va considerato di semplici residenti, cioè di utilizzatori fisici dei suoi spazi e dei suoi servizi, ma con la mente ed il cuore rimasti od orientati altrove.
Vorrei aggiungere che queste percentuali, purtroppo, le si possono rilevare anche in Consiglio comunale, per chi ha modo od interesse di seguirne i lavori e le decisioni. Per cui è proprio questo il punto da dove partire per capire la ragione del perché ci sia solo una minoranza di abitanti e di amministratori ad avere vero amore per la città (che significa impegnarsi per assicurarne uno sviluppo ed una crescita equilibrati, solidali e duraturi, e non per una tutela del proprio diretto o indiretto tornaconto).
Proprio a questa prevalente mancanza d'amore (che non significa certo disamore, ma almeno colpevole indifferenza) va attribuita la ragione di quell'avvilente condizionale dell'amico. Purtroppo sono sempre troppo pochi quelli che sanno e vogliono ascoltare la città, per dirla con Renzo Piano, disponibili ed attenti a quel che chiede ed a quel che rifiuta. E non è che le orecchie più sorde siano quelle di sinistra o quelle di destra: è un problema molto diffuso di incultura: o, meglio, di un'evidente carenza nella cultura della polis (che significa volerne conoscere e saperne interpretare l'identità storica e sociale per programmarne e realizzarne il progresso).
Si è fatto cenno, per mettere fine a quei tanti “se” che impediscono a Cagliari d'essere riconosciuta come una gran bella città, all'esigenza di consigliare a tutti i cagliaritani una forte cura ricostituente fatta di amore civico e di cultura politica. Vorrei ora aggiungere una terza componente da consigliare e diffondere: l'orgoglio cittadino, cioè la fierezza d'essere cagliaritani (perché in tanti si possa affermare a testa alta: civis calaritanus sum). Si tratta di tre valori che occorre quindi riscoprire e riattualizzare per poter dare alla città un domani differente da questo presente lastricato, purtroppo, da sordità, disattenzioni, miopie, inutilità ed inconcludenze varie.
Paolo Fadda