Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Al Poetto approdano i detriti di Capoterra

Fonte: L'Unione Sarda
3 novembre 2008

Ogni giorno il litorale si riempie di rifiuti trasportati in mare dal Rio San Girolamo il 22 ottobre
Canne, bombole del gas, alberi sradicati e bidoni della differenziata
Dalla quarta fermata alla sesta e oltre, la battigia è un tappeto di legno. Le fronde di palma sono decine, come i pezzi di mobili.

Mercoledì sulla sabbia dell'ospedale Marino è arrivata una bombola di Gpl da 25 chili. Vuota, vagamente arrugginita, rubinetto francese. Le onde l'hanno sbattuta sulla spiaggia esattamente a distanza di una settimana dall'alluvione di Capoterra, dopo una navigazione di oltre venti chilometri. Spinta dal fango e dalla forza dei torrenti in mezzo al Golfo degli angeli, ha puntato dritto verso il Poetto. E non era sola.
Sul pelo dell'acqua hanno galleggiato - e galleggiano ancora - canne, rami secchi, pezzi di legno. Bottiglie di plastica e di vetro, ricordi di famiglia e brandelli di villette distrutte dall'alluvione e scaraventate in mare.
L'avamposto di un esercito di rifiuti (rifiuti speciali, che raccontano meglio di ogni cosa il dramma del nubifragio) è approdato lunedì scorso a Calamosca: da terra hanno avvistato una sagoma blu in mezzo al mare, si avvicinava. Era un deposito d'acqua da mille litri, in plastica blu. Sradicato da qualche cantina - o peggio, da un tetto - e arrivato a Cagliari sulla cresta delle onde.
CANNETO AL POETTO Il vento e il gioco delle correnti hanno spinto sul litorale del Poetto quintali di canne: erano quelle che costeggiavano il Rio San Girolamo e che l'acqua della piena ha spezzato e portato in mare. A migliaia. E ora il mare, che in alcuni punti è ancora marrone, le distribuisce per tutto il Golfo degli angeli, a rate.
Dalla quarta fermata alla sesta e oltre, la battigia è un tappeto di legno. Le fronde di palma sono decine. Poi ci sono i pezzi di mobili (sportelli di compensato con le figurine dei calciatori attaccate sopra, piedi di credenze), la cornice di una porta.
L'acqua caduta dal cielo il 22 ottobre è diventata un fiume che è entrato nelle villette di Rio San Girolamo, Maddalena Spiaggia Frutti d'oro. E ha portato via tutto. I ricordi di una vita. Anche una album di foto di un matrimonio, sfogliato dal vento e dalle onde. Spugne, stracci, oggetti di casa. Le cantine sono state invase dal fango e i giardini spazzati dalla furia dell'acqua che ha fatto 5 cinque morti, una donna in coma e ferite agli uomini e alla terra. Di fronte all'ospedale, oltre alla bombola, si è spiaggiato un albero con tanto di radici. Sradicato da chissà dove e arenato in cinquanta centimetri d'acqua.
IL RESTO DEL LITORALE Ma i resti del disastro non sono arrivati solo nel lungomare del capoluogo. Anche sulla sabbia quartese e ancora più avanti. Canne al Margine rosso. Canne a Kal'e moru. Dove i residenti e i bagnanti fuori stagione hanno trovato anche pezzi di elettrodomestici, matite colorate, flaconi d'olio per scooter, bottiglie di succhi di frutta.
In molti casi sono stati loro, volontariamente, a raccogliere i rifiuti e liberare le spiagge - da Cagliari a Torre delle Stelle - dai rifiuti post-alluvione. Al resto ci penseranno ( e in alcuni casi è già successo) le amministrazioni comunali, con le loro squadre di igiene del suolo.
MARI PINTAU Nel paradiso di Mari pintau, spiaggia di ciottoli tra Cala Regina e Geremeas, sono arrivate addirittura cassette di frutta e bidoni della raccolta differenziata con la scritta “Comune di Capoterra. Vetro”. Hanno galleggiato, vuoti, per decine di chilometri sul mare e sono ritornati a terra, dall'altra parte del Golfo. E poi ancora: scope bacinelle di plastica, vasi in finta terracotta, rami d'albero e, ancora, canne. Simboli del disastro, che continueranno ad arrivare a rate sulle spiagge, ancora per un po'.
MICHELE RUFFI

03/11/2008