Bolognese (Confesercenti): «La crisi investe tutti, dal centro alla periferia e diventa difficile persino riuscire a chiudere»
CAGLIARI Gli ultimi dati parlano di tre aziende che chiudono i battenti ogni due giorni, «e questi numeri si riferiscono solo a Cagliari», afferma Roberto Bolognese, commerciante e responsabile provinciale della Confesercenti. «Siamo ormai all’interno di un processo degenerativo molto forte, un tunnel da cui non si vede l’uscita e che riguarda la maggior parte delle attività commerciali - precisa - nel settore c’è moltissima sfiducia». Inoltre, secondo Bolognese i «dati ufficiali spesso non riescono a fotografare la realtà in tutta la sua gravità. Siamo arrivati al paradosso che non si riesce nemmeno a chiudere un’attività per via dei debiti che si è costretti a fare». In pratica vi sono molti operatori del settore che pur di non fallire hanno impegnato la propria casa e che sino all’ultimo cercano di non fallire per non rimetterci anche l’abitazione. In questo quadro l’estate sta diventando una «boccata d’ossigeno per gli operatori grazie ai turisti che, anche quest’anno, si sono visti in città in misura superiore al passato. Ma si tratta di piccolissime cose, non sufficienti per risollevare il settore». Il problema non riguarda più «solo il centro storico - prosegue Bolognese - ma si allarga ormai a tutta la città. Basta guardare via Dante e via Paoli: un deserto». Secondo gli ultimi dati disponibili, i debiti che gli operatori economici hanno con gli enti pubblici, per un motivo o per un altro, ammontano a quasi due miliardi di euro. «E inquest’ultimo periodo la situazione non è certo migliorata. Purtroppo sempre più sentiamo pure di persone che, strette dai debiti, si suicidano... A noi lo Stato chiede di pagare, giustamente, i nostri debiti e se ritardiamo arrivano le multe e tutto il resto sino a far raddoppiare la cifra nell’arco di due anni. Ma molti enti pubblici ritardano di mesi e anni i pagamenti, mentre noi operatori contraiamo debiti con le banche che, ovviamente, hanno un costo». Un quadro cupo: «Noi vogliamo saldare i debiti, ma chiediamo che ci vengano ridotte le sanzioni, visto anche che la maggior parte di noi ha ritardato alcuni pagamenti (come l’Inps per i dipendenti) non per furberia ma per una crisi davvero reale e imponente» (r.p.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA