Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Più solidarietà e lotta alle povertà

Fonte: La Nuova Sardegna
31 ottobre 2012

SAN SATURNINO»FESTA E EMERGENZE

Monsignor Arrigo Miglio ha invitato alla «cultura del dono e della condivisione, e non a quella dell’accaparramento»

di Mario Girau

CAGLIARI

Al primo posto la solidarietà. Diventare «laboratorio nazionale di condivisione e dono»: ecco la mission che l’arcivescovo affida alla città. Cagliari promotrice di una rete di solidarietà e speranze tra mille comunità italiane dove «generosità, gratuità e vicinanza al più debole siano stile e filosofia di vita». Con questo augurio operativo, pronunciato davanti al sindaco Massimo Zedda e alle autorità civili e militari, monsignor Arrigo Miglio celebra il primo San Saturnino del suo episcopato. Il presule prima di ieri non era mai entrato nella basilica dedicata al giovane, quella di San Saturnino appunto, martire patrono della città. Con ammirazione e stupore il presidente della Conferenza episcopale regionale ha osservato, mentre un corteo di 50 sacerdoti e due vescovi ( Piergiuliano Tiddia e Luigi Demagistris) faceva ingresso nel tempio paleocristiano, il monumento che conserva le pagine più antiche della storia della chiesa sarda. Si tratta del primo cimitero cristiano della tarda età imperiale e che ripercorre parte della storia della città: nel VI secolo divenne monastero e “martyrium” in onore di San Saturnino voluto da Fulgenzio di Ruspe; dal 1089 priorato benedettino dei monaci di San Vittore; e terreno privilegiato della ricerca secentesca delle spoglie dei martiri cagliaritani. Luogo simbolo per Cagliari dove le parole pesano, da qui l’invito per fare della città il centro della solidarietà. In una pagina del Vangelo di San Giovanni l’icona del ruolo che Miglio assegna alla città: farsi come il piccolo chicco di grano che per diventare frumento e farina si fa assorbire e trasformare dalla terra. «Il messaggio della Chiesa - dice Miglio - è un invito alla speranza, a guardare con ottimismo al futuro». Dalla crisi generale il Paese può uscire, secondo il presule, cambiando filosofia di vita. «La logica prevalente nel mondo - ha aggiunto l’arcivescovo - oggi non è quella del dono, ma dell’accaparramento. Non della condivisione, ma della chiusura e dell’individualismo». Condivisione e dono sono, invece, fondamenta di una rivoluzione culturale dal basso, dell’impegno quotidiano dei singoli cittadini, costruttori di una rete di solidarietà per far ripartire l’Italia «sulla strada di una nuova speranza». «L’azione concreta dei cristiani per trasformare la società» è uno degli obiettivi del magistero episcopale di monsignor Miglio. Quest’anno e fino al prossimo autunno l’arcivescovo insisterà molto sul «vangelo della famiglia». «Sappiamo - ha detto recentemente l’arcivescovo Arrigo Miglio - il ruolo che la famiglia ha avuto nella storia della salvezza e nella prima evangelizzazione».