Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non posso stare con mia figlia perché non ho casa»

Fonte: L'Unione Sarda
3 novembre 2008

La figlia, 13 anni, vorrebbe vivere con lei. Il tribunale dei minori, che l'ha affidata temporaneamente al marito, è disponibile ad assecondarla. Anzi, auspica «per il bene del minore», che ciò accada. Ma Sabrina Soro, 35 anni, ha un problema: non ha la casa. Da tre anni, da quando il marito l'ha lasciata, vive da abusiva in un minuscolo edificio all'interno della ex scuola Mereu di viale Regina Elena. Non ha né acqua né cucina né bagno e per fare i bisogni e lavarsi usa i servizi pubblici. La luce, flebile, è quella di un gruppo elettrogeno e la notte fa paura. L'umidità si taglia a fette.
«Aiutatemi a stare con mia figlia, ha bisogno di me». L'appello è di quelli capaci di sciogliere anche i cuori più duri ma difficilmente può superare le fitte e asentimentali barriere burocratiche. Perché Sabrina Soro vive in assoluta emergenza ma non è inserita in nessuna graduatoria. Di più: ha commesso un peccato grave occupando un ex ripostiglio, l'unico rimasto libero dopo un'ondata di occupazioni nell'ex istituto di Terrapieno.
Il Comune ha infatti stabilito che chi non rispetta le regole finisce in coda alle graduatorie. «E che cosa avrei dovuto fare quando sono stata messa sulla strada?». Il padre è morto molti anni fa, la madre - riferisce - è in ospedale, gravemente ammalata, i tre fratelli vivono a casa della madre e non possono ospitarla o mantenerla.
Eppoi, osserva, non sempre le regole vengono applicate. Sennò non si spiegherebbe perché «i miei vicini di casa hanno ottenuto una casa comunale chi in via Piero della Francesca, chi in via Castelli, chi in casa parcheggio a Is Mirrionis». Infatti alla ex Mereu sono rimasti lei e un vecchio zio diabetico. «Ha occupato una casa vicina alla mia. Mi fa la spesa e mi fa compagnia. Mangiamo solo cibo già pronto».
Sabrina Soro non ha studiato e lavora saltuariamente come donna delle pulizie, «quando mi chiamano». Ma ama sua figlia e tra qualche giorno deve presentarsi in tribunale e riferire al giudice se ha trovato una casa e può provvedere a sua figlia o no. Quanto meno per ottenere un affidamento congiunto. Ma ha bisogno di un tetto vero e si appella alla sensibilità del Comune e dei giornali. «Mia figlia vuole stare con me».
Riferisce che qualche tempo fa un funzionario del Comune le ha garantito che una casa lei l'avrebbe avuta. «Invece l'hanno avuta gli altri, tutti tranne me e mio zio». E il cortile della ex scuola, sino a tre settimana fa brulicante di vita abusiva e precaria, si è svuotato.
Sabrina Soro aspetta un segnale concreto che contribuisca a ridare un senso alla sua vita difficile, vissuta nel girone dei dannati della casa. «Che vita è senza mia figlia». (f. ma.)

01/11/2008