Sopravvivono le quattro Province storiche, ma avranno solo due assessori
I Comuni con meno di 5000 abitanti obbligati ad associarsi entro il 2014
Le Province resteranno quattro (quelle storiche) e manterranno lo stesso numero di consiglieri, almeno sino a quando la Corte costituzionale non si pronuncerà su alcuni ricorsi. Ma accanto al presidente ci saranno solo due assessori. È una delle novità contenute nel disegno di legge sul riordino degli Enti locali varato ieri dalla Giunta regionale.
Il provvedimento recepisce la legge sulla Spending review in vigore dal 7 agosto scorso ma la adegua alle peculiarità e alle prerogative autonomistiche della Sardegna, visto che l'Isola in materia di Enti locali ha competenza primaria.
RIVOLUZIONE NEI COMUNI L'adeguamento riguarda anche i Comuni. Quelli al di sotto dei 5000 abitanti dovranno associarsi obbligatoriamente per svolgere dieci funzioni fondamentali: la gestione finanziaria e contabile, l'organizzazione dei servizi pubblici, il catasto, la pianificazione urbanistica, la polizia locale, l'edilizia scolastica, la gestione dei rifiuti urbani, la viabilità, i trasporti e la pianificazione della protezione civile.
LE SCADENZE Almeno tre di queste funzioni dovranno essere esercitate in associazione entro la fine del 2013, tutte le altre entro il 2014. Considerato che in Sardegna i Comuni con meno di 5000 abitanti sono la stragrande maggioranza - 313 su 377 - dovrebbe essere prevista un'eccezione nel caso in cui si associno cinque piccoli centri. Una deroga necessaria secondo l'Anci: «Il nostro territorio è particolare per dimensioni dei centri e densità di popolazione», ricorda il presidente Cristiano Erriu. «Pensate all'alta Marmilla: ha paesi con poche centinaia di abitanti in un'area molto vasta. Per situazioni come questa si devono prevedere criteri diversi». Erriu pensa alle Unioni di Comuni, già sperimentate da 35 amministrazioni civiche, o alle convenzioni, un istituto previsto dal Testo unico degli enti locali. Ma per il presidente dell'Associazione dei Comuni sardi il riordino delle competenze, per essere efficace, deve riguardare anche Regione e Province. La prima deve «indirizzare, regolare e legiferare», le seconde «devono rimanere enti di indirizzo, pianificazione e programmazione e occuparsi meno di gestione a favore dei Comuni, sulla base del principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione».
Tutta carne al fuoco per la commissione Riforme del Consiglio regionale, dove il testo del disegno di legge è approdato e dove oggi saranno sentiti in audizione il Consiglio delle autonomie locali, l'Anci e l'Ups (Unione province sarde).
RASSU SODDISFATTO «La Giunta regionale ha compiuto un passaggio fondamentale per dotare Province e Comuni di uno strumento di lavoro fondamentale per le loro attività», ha commentato l'assessore agli Enti locali Nicola Rassu. «L'esigenza di accelerare questo processo», aggiunge, «non è più rinviabile alla luce delle novità introdotte dal governo che ha imposto drastici tagli ai finanziamenti erariali e ha inciso fortemente nell'ordinamento dei comuni, condizionandone pesantemente l'azione amministrativa. Da parte nostra», conclude, «abbiamo voluto fortemente difendere le prerogative delle realtà economiche della nostra popolazione e tutelare le migliaia di lavoratori, diretti e indiretti, che fanno capo alle amministrazioni provinciali abrogate».
RIFORMATORI ALL'ATTACCO Che il cammino del provvedimento in Consiglio regionale non sarà facile lo si evince dalle prime reazioni dei Riformatori sardi, principali sostenitori del referendum della scorsa primavera. «A maggio si sono stabilite scadenze precise, la prima delle quali era il varo del testo sugli enti locali entro fine ottobre», attacca il vice capogruppo Franco Meloni. «Ci aspettiamo che quel provvedimento sia calendarizzato subito e venga approvato dall'Aula in tempi velocissimi. Anche perché, se così non fosse», aggiunge Meloni, «si tratterebbe di un gravissimo schiaffo ai sardi che con convinzione hanno votato sí ai quesiti referendari del 6 maggio». I Riformatori, conclude, «si opporranno in tutte le sedi e in tutti i modi a che in Aula arrivi la riforma della legge elettorale prima che sia varata la riforma degli enti locali».
Fabio Manca