Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Per l'inglese c'è Sasha

Fonte: L'Unione Sarda
25 ottobre 2012


Tra le scene strazianti anche una ragazza che voleva morire di inedia
 

Un barbone tedesco poliglotta fa da interprete ai turisti
«Excuse me, where is.....». La ragazzina chiede in inglese dove può acquistare francobolli e meno male che c'è Sasha. Marcello Lai che si alterna con la sorella nell'edicola lo chiama e gli chiede di tradurre quello che domanda la giovane turista, una delle tante studentesse straniere che affollano il centro storico nei b&b. «È il nostro interprete, parla quattro lingue ma nessuno lo vuole». È il barbone-poliglotta di piazza Gramsci, l'ultimo dei quattro che fino a qualche settimana fa popolavano la piazzetta. Un poveraccio dipendente dalla bottiglia e ostaggio della burocrazia. Sasha Wegner ha 38 anni e vanta la carta d'identità rilasciata dal Comune di Fermo. Da un anno è approdato a Cagliari, non si capisce bene perché: ha chiesto di essere ospitato in comunità dove potersi disintossicare, ma a quanto pare un problema anagrafico impedisce di accoglierlo. Non ha la residenza e quindi non lo vogliono, stando almeno a quanto sostiene l'edicolante che l'ha accompagnato un paio di volte alla comunità Aquilone. Biondo teutonico, con l'occhio a mezz'asta per i Tavernello scolati, è tedesco anche nella sventura: alla sua panchina ha legato una scopa di saggina, con la quale ogni mattina ripulisce la zona intorno al suo giaciglio. Si lava nella fontanella, un ristoratore della zona gli offre il pranzo, di sera passa il camper dei servizi sociali che distribuisce una cena a sbandati ed extracomunitari che si mettono in fila. Sasha era l'unico che riusciva in qualche modo a parlare con Giuseppina, un'altra disperata che ha vissuto per mesi nella piazza: aveva deciso di lasciarsi morire di inedia, stesa su una panchina. Non parlava con nessuno, non accettava aiuti, inutile perfino l'intervento delle assistenti sociali. Una scena straziante, durata mesi: ora è assistita nel reparto di Psichiatria. Col suo incedere lentissimo, ogni tanto si fa vedere l'omino delle buste, che gironzola in centro carico come un mulo, sofferente e non facile da avvicinare (beve la propria urina come scelta terapeutica). Chi abita e lavora in zona è ormai rassegnato per la situazione di degrado: «uno spettacolo indecente, una schifezza», la definisce Giovanni Caval, tappezziere in via di chiusura come indica l'annuncio di vendita appeso alla porta di ingresso della bottega. Un'attività ereditata dal padre originario di Carloforte (42 anni fa) che cessa per mancanza di lavoro e raggiunti limiti d'età. Le altre vicine vivacchiano, chi più chi meno, aspettando da decenni una piazzetta decente. (a.m.)