Dopo il caso di via Gallinara, stop anche al costruttore Ciani che voleva edificare su un’area privata in via dei Tritoni
CAGLIARI E’ decisamente un periodo sfortunato per i costruttori che mettono in piedi edifici residenziali vicino allo stagno di Molentargius: dopo l’ordinanza di demolizione che ha colpito il palazzo di via Gallinara della Progetto Casa, il Tar ha confermato il «no» imposto il 17 giugno 2010 dal Comune all’imprenditore Antonio Ciani che vorrebbe realizzare una palazzina di tre piani in via dei Tritoni, vicino allo stagno, in un’area dove si trova anche la villa di famiglia e che da decenni appartiene alla dinastia di costruttori che ha portato valanghe di metri cubi nel quartiere del Sole. Al di là dei complessi aspetti legali il divieto di costruire ribadito dai giudici amministrativi rappresenta almeno in apparenza una sorpresa, perché tutela e difende dal cemento un’area quasi completamente coperta da ville e palazzi. Ciani puntava in sostanza a tappare con una palazzina anche uno degli ultimi vuoti rimasti nella proprietà immobiliare della famiglia, ma il progetto è rimasto impantanato in norme che risalgono al 1979 ma pubblicate nel bollettino ufficiale della Regione solo nel 1992. Per bocciare la richiesta dell’imprenditore l’ufficio edilizia privata del Comune ha dovuto fare riferimento al piano territoriale paesistico (Ptp) Molentargius-Saline approvato dalla Regione trentatrè anni fa, uno strumento rimasto miracolosamente in piedi insieme a quello del Sinis nonostante le leggi e i piani che l’hanno seguito nel corso dei decenni e malgrado la bocciatura di altri 13 decisa dai giudici amministrativi su ricorso del Gruppo di Intervento giuridico. Ed è contro quel vincolo stabilito nel vecchio Ptp che il legale di Ciani, l’avvocato Giuseppe Martelli, ha ricorso al Tar, sostenendo che il Comune l’aveva applicato in modo errato e che comunque era illegittimo per vari altri aspetti, legati anche a errori nella cartografia della zona. Ma la risposta del Tar - presidente Francesco Scano, consigliere Sandro Maggio e estensore Tito Aru - è stata categorica: ricorso tardivo perché sono passati più di vent’anni dalla pubblicazione del Ptp che imponeva il vincolo assoluto di inedificabilità di parte dell’area interessata dal progetto, ma soprattutto perché il Comune non poteva far altro che attenersi a quelle norme malgrado i terreni tra il quartiere del Sole e lo stagno siano ormai del tutto urbanizzati per ragioni che andrebbero indagate. Ricorso respinto dunque, come hanno chiesto l’avvocato del Comune Francesca Frau e i legali della Regione, Gianni Parisi e Roberto Murroni. Al costruttore non resta che rivolgersi al Consiglio di Stato per ribadire le proprie ragioni. (m.l)