IL CASO. Villanova e dintorni
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Si dice che i primi insediamenti urbani ebbero origine dalla percezione armonica, combinata alle esigenze contingenti, nelle epoche in cui l'essere umano concepiva attivamente la sua esistenza, nella comunità in cui viveva. Oggi gli insediamenti nascono, prevalentemente, per esigenze economiche, sicuramente non sociali, spesso in antitesi armonica con la natura, di cui siamo parte non dominante.
I centri urbani esistenti devono però essere governati, offrendo opportunità e servizi oltreché vantaggi. Cagliari di abitanti ne ha persi tanti, forse per l'insipienza delle amministrazioni susseguitesi nel tempo, sicuramente perché gli elevati costi, surclassano i vantaggi naturali.
Castello, la Marina, Villanova e Stampace, fanno parte del centro storico che, oggi per via di un naturale sviluppo, solo in piccola parte costituisce anche il centro socio-economico della città.
Certo è che Cagliari, ubicata in un luogo in cui la naturale armonia è ancora percepibile, ha avuto uno sviluppo contorto, fortunatamente abbastanza rispettoso, seppur in perenne difetto verso i suoi abitanti. Un'amministrazione ha però il dovere, più che il compito, di proporre ai propri cittadini un modello di città, una idea precisa e minuziosa del suo sviluppo armonico e dei servizi da offrire, per renderla vivibile, oltre che edificabile.
Cagliari oggi si trova ad usufruire di pochi servizi, di spazi rinati all'insegna dell'aridità, in una forte discontinuità frutto della sempiterne assenza di idea di città, in cui non è la perfezione strutturale l'elemento vincente, ma la capacità dinamica con cui si integrano le diversità, generate dai progressivi insediamenti.
Si è parlato di una svolta epocale, nella storia politica cittadina, può darsi; perché no, potremo aggiungere, proviamo a crederci, ma chiediamoci anche perché, ancora oggi, dei brillanti giovani insediatisi in Consiglio o in Giunta, insieme al Sindaco, non sono riusciti a mostrarci, nei fatti, una completa idea armonizzata per la città. Assistiamo alla realizzazione di “isole” in sé felici, ma inutili perché non comunicanti; non un progetto, ma suoi spezzettamenti o parzialissimi copia-incolla, desunti da progetti destinati ad altre città.
Ognuno di noi deve pretendere lo sviluppo di un piano organico dei servizi, necessari per questo agglomerato urbano, vietato ai diversamente abili, off limits per gli artigiani, incapace di integrare i laboratori degli artisti in uno spazio urbano assetato di cultura, piuttosto che di shopping. Dovremo chiederci perché l'amministrazione punta, in quel di Villanova, verso una estensione commerciale della via Garibaldi, piuttosto che sui laboratori artigiani, già numerosissimi in origine e oggi di importanza strategica.
Non dobbiamo più accettare lo sviluppo di grossi centri in cui vengono costipati artisti, artigiani e laboratori culturali, in perfetto isolamento dal contesto urbano, che ha invece determinato la loro nascita, il loro sviluppo, puntuale e distribuito. La cultura cerca i suoi spazi per trasformare esigenze e sapere, attraverso vie non codificate, oggi irrinunciabili per una società incapace di costruire il suo futuro. Credere nello sviluppo in “provetta” fa parte dell'approccio sistemico con cui, senza passione e amore, si improntano progetti, cui segue una realizzazione senz'anima. Il risultato è la desertificazione, un'apparente piacevole compostezza architettonica, strutturale, incapace però di armonizzare le diverse aree urbane.
Maurizio Ciotola