La nomina della Crivellenti ricompatta i sindacati da sempre ago della bilancia nella gestione della Fondazione
TEATRO»UNO STORICO CENTRO DI POTERE
di Giuseppe Centore wCAGLIARI
Da una parte il sindaco e il ministero dei beni culturali, dall’altra alcuni consiglieri di amministrazione della Fondazione Teatro Lirico e le sigle sindacali. In mezzo, il futuro della Fondazione, da quindici anni terreno di scontri, complotti, folgoranti carriere e rovinose cadute. Volendo stilare una classifica virtuale sugli argomenti più trattati dalla politica cittadina, il Lirico occupa sempre le primissime posizioni. Centro di potere, oltre che imponente macchina al servizio della cultura, al punto che un incarico nel suo cda negli anni passati valeva quanto un assessorato, o forse anche qualcosa di più. Allora, sino ai primi anni Novanta, l’Ente Lirico, allora si chiamava così, assicurava un bacino di voti unico in città. Poi la festa è finita, i soldi sono venuti meno, il personale è stato ridotto e la ventina di milioni di bilancio non servono, così neppure ad assicurare la normale attività. I numeri. La verità forse può essere edulcorata, ma i fatti dicono che senza gli ultimi interventi straordinari degli enti pubblici, in primo luogo la Regione, il Teatro aveva tutte le premesse per poter dichiarare il fallimento. I numeri non lasciano spazio a fantasie. Poco più di diecimila abbonati, circa 300 addetti, di cui 230 a tempo indeterminato, posizione finanziaria netta (bilancio 2010) negativa per 14 milioni di euro, soprattutto a breve termine. Ricavi dalle vendite e dalle prestazioni (biglietti e marchandising) inferiore ai 2 milioni, costo del lavoro (tutto compreso) di poco superiore ai 17 milioni. A fronte di questa situazione fondamentale per non far morire il Teatro è stato l’intervento del Consiglio regionale che ha concesso una sorta di prestito alla Fondazione, da restituire in dieci anni, a costo praticamente zero, con un significativo risparmio per le casse comunali. «Avevamo sette milioni di euro di esposizione con i fornitori da anni, con decreti ingiuntivi in atto;stiamo risolvendo situazioni pregresse gravi». Così il sindaco Zedda tre giorni fa in consiglio comunale, dove in poco meno di venti minuti di intevento ha ribattuto colpo su colpo a tutte le critiche piovutegli addosso sulla scelta di Marcella Crivellenti come sovrintendente. Una scelta in solitudine, con il solo appoggio del ministero e con l’evidente imbarazzo di coloro che sino a ieri hanno governato il Teatro, che in questi anni non è mai riuscito a liberarsi dall’abbraccio della politica e dei poteri forti. Il CdA. Oggi nel consiglio dell’aministrazione della Fondazione oltre al sindaco Zedda, che lo presiede per statuto, siedono anche Antonello Arru, avvocato vicino al Pd, nel passato democristiano doc, in rappresentanza della Fondazione Banco di Sardegna, Felicetto Contu, consigliere regionale dell’Udc, il decano della politica regionale, uno degli ultimi cavalli di razza della Balena Bianca, e Gualtiero Cualbu potentissimo imprenditore edile, (suo è il vicino T-Hotel), entrambi nominati dalla Regione. Il ministero invece ha nominato Oscar Serci, direttore generale del Cacip, l’ex Casic, figura ben conosciuta nella Cagliari degli affari, e Maurizio Porcelli, consigliere comunale del Pdl. Il Comune ha messo nello scacchiere anche un altro componente, nella figura di Cristiano Cincotti, nominato suo malgrado pochi giorni prima del ballottaggio dell’ex sindaco Floris. Insomma un cda espressione dei poteri forti, di chi ci mette i soldi e di chi vede nel Teatro una vetrina invitante. È sempre stato così: uno sguardo ai passati cda e si ritrovano i nomi di improbabili manager socialdemocratici, come il compianto Antonio Linguardo, o di assessori diventati manager come Antonio Fozzi, o ancora sovrintendenti di diretta emanazione dei partiti che allora governavano la città come Franco Fiori o Fofo Falqui. Questo il vecchio management, a cui si sono sostituiti altri “manager”, nell’ordine Angela Spocci, Giuseppe Giuliano, Mauro Meli, Maurizio Pietrantonio e da ultimo Gennaro di Benedetto che hanno avuto tutti, chi più meno contrasti con il sindacato, su programmazione, gestione del personale, promozioni, incarichi e premi di produzione. Le nomine dei manager, e a cascata dei loro collaboratori avvenivano senza rompere un precario equilibrio di poteri, che si basava soprattutto sul fatto che alla fine qualcuno ripianava i debiti. La rottura. La nomina della Crivellenenti si inserisce in una situazione complessa che ha visto il sindaco “metterci la faccia”. Nell’ultima seduta il primo cittadino ha ripercorso gli ultimi avvenimenti ribadendo quanto dichiarato in sede di cda: la nomina della Crivellenti è valida, «lei ha specifiche competenze gestionali ed ha la mia piena fiducia; il cda ha approvato la nomina, di cui il ministero ha condiviso il profilo; il collegio dei revisori e il rappresentante del ministero dell’Economia, che io ho voluto sempre presenti alle riunioni del cda hanno detto che la delibera col voto unanime c’è ed è valida; la signora Crivellenti è l’unica che ha titolo per fare ricorso in caso di revoca della nomina. Abbiamo due strade – aveva concluso Zedda – o andare avanti con la nomina perfezionando quelle dei suoi più stretti collaboratori, oppure andare avanti a grandi passi verso il commissariamento per incapacità nell’amministrare l’ente. Io ho cercato di evitare quest’ultima soluzione, spendendo molto del mio tempo e impegnandomi in prima persona. A me sta a cuore il teatro, ma il rischio è che questo empasse ci travolga tutti». L’appassionata difesa del suo operato non ha convinto il sindacato sulla bontà del’azione di Zedda. In maniera unitaria le otto sigle sindacali contestano al sindaco il criterio della nomina della Crivellenti, che non ha presentato il suo curriculum nelle procedure della prima manifestazione di interesse e le sue competenze, ritenute non all’altezza del delicato ruolo. Da ciò le proteste, che proseguiranno e la minaccia, non ventilata di ricorsi al Tar da parte dei partecipanti alla manifestazione di interesse la cui procedura, secondo il sindacato non si sarebbe neppure conclusa. Sullo sfondo la fine della luna di miele tra Zedda e i lavoratori del Teatro, nel passato suoi sostenitori e adesso avversari dichiarati di un sindaco ritenuto troppo decisionista. Il futuro. Per assurdo, dopo i dieci milioni arrivati dalla Regione, e con i pagamenti dei debiti risalenti al 2009 in corso di definizione, la Fondazione di Cagliari è quella che ha i conti meno in rosso di tutte le quattordici fondazioni e accademie d’Italia. Se sul versante economico l’emergenza potrebbe essere finita, su quello politico sindacale le acque sono sempre più agitate. La gara di tutti contro tutti è in pieno svolgimento; ognuno ha la sua ricetta per risollevare le sorti del Teatro, una ricetta che deve però trovare l’unanimità dei consensi; quella che Zedda, forse inconsapevolmente, ha rotto. In queste ore si moltiplicano le richieste di passi indietro che il sindaco dovrebbe fare per calmare le acque. Difficilmente saranno accolte. La guerra dentro e fuori al Lirico non è ancora terminata.