Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un social network a km zero

Fonte: L'Unione Sarda
18 ottobre 2012


Migliaia di frequentatori dall'alba al tramonto, sedici ristoranti, 200 posti di lavoro

In piazza Yenne l'industria dei tavolini: pienoni e caos

Pagato il conto di cornetto e cappuccino, una coppia in tenuta da crocerista si alza e subito tre piccioni si fiondano sul tavolino lasciato libero. Banchettano sui resti, non temono la gente che struscia. Il cameriere li allontana subito con uno schhh... ,ma quando volta le spalle ritornano alla carica. Anche le briciole fanno gola in piazza Yenne, luogo dei miracoli e di un boom nato coi gelati in panchina.
Dalle 9 del mattino fino a sera una ragazza rumena (sempre la stessa) fa il giro dei tavolini tendendo la mano. Idem i venditori di braccialetti, di souvenir simil-sardi e di rose quando cala la notte. C'è perfino un poveraccio che gironzola e raccoglie di nascosto mozziconi. Piazza Yenne dà spazio a tutti e a tutte le ore: nel giro di un paio d'anni è diventato il ritrovo più frequentato di Cagliari. D'estate la folla diventa bolgia 24 ore su 24. D'inverno non si scherza nei fine settimana: sotto la pietra miliare, realizzata nel 1822 da Carlo Felice al chilometro di partenza della strada che porta il suo nome, le presenze sono da social network.
NUMERI Bastano due conti. Lungo l'isola pedonale dall'angolo di via Manno alle scalette di Santa Chiara lavorano sedici ristoranti: l'ultimo ha aperto qualche settimana fa sotto l'albergo Aurora, il penultimo ha mandato in pensione il negozio più antico della zona («La Casa del Pizzo»). Locali che schierano trecento tavolini, insufficienti quando arrivano le sere del tutto esaurito: ciascuno conta dieci dipendenti secondo una media fatta a braccio. Totale 160 che può arrivare a duecento con gli stagionali (senza contare l'indotto di ambulanti, fornitori etc). Un'industria concentrata in meno di duecento metri. Unica a Cagliari e benedetta in tempi di magra: offre buste paga certificate e mette in vetrina decine di camerieri, la maggior parte studenti universitari che parlano più lingue (provare per credere). Nelle sere estive si contano dalle tre alle quattromila persone. Tanti in fila per un coperto. Di qui la richiesta unanime: più spazi per i tavolini all'aperto nei mesi caldi.
COM'ERAVAMO La piazza (dal nome del viceré Ettore Veuillet d'Yenne) ha cambiato pelle quasi per caso. Fino agli anni Ottanta ospitava bancarelle, i noleggiatori dal nuorese (punto di riferimento era il Bar Centrale), serrande abbassate come la Grotta Marcello, storico locale della movida anni Cinquanta. Un luogo mal frequentato soprattutto dopo il tramonto che ha cambiato volto piano piano sulla spinta di due pionieri. Nel 1989 Bruno Agus, un maitre d'hotel fattosi le ossa in Svizzera, apre la pizzeria Down Town e la adatta alle gallerie sotterranee, realizzate dai pisani e utilizzate come rifugio antiaereo, poi cadute nel dimenticatoio. I primi tavolini all'aperto qualche anno dopo, quando un ex finanziere siciliano, Gianni Giamberduca, allestisce una gelateria. Il primo permesso porta la firma dell'ottico Sandro Cosentino (all'epoca assessore al Traffico): gli concede il nulla osta e il gelataio sistema un paio di panchine all'esterno. «Aprivo anche a Ferragosto, ed ero l'unico in tutto il centro», ricorda Giamberduca, apripista di Cagliari città turistica visti i risultati.
FEBBRE Sotto i gazebo negli anni è cambiata anche la clientela. «Piazza Yenne», dice la ristoratrice Tiziana Casti, «non è più solo un luogo di ritrovo di ragazzi per il gelato». I locali hanno ormai arredamenti più salottieri: danno un'immagine di pulizia ed eleganza che stride con esterni non edificanti. Una fontanella perde acqua in mezzo ai tavolini, lo striscione appeso da un inquilino no global sul davanzale, il palazzo in gabbia all'angolo col Corso. I ponteggi sono in piedi da 24 anni: con Carlo Felice e la pietra miliare, sono ormai il terzo simbolo della piazza. Monumento alla sciatteria al potere.
Antonio Martis


Un mondo variopinto attorno alla pietra miliare della Carlo Felice
Gli alberi con le mutande
Dal flagello degli storni alle proteste per il chiasso
In piazza Yenne gli alberi hanno le mutande: a questo servono le reti sistemate sotto la chioma dei ficus, l'ultima arma escogitata per arginare il flagello d'autunno. Gli storni, i migratori che lasciano incantati per le figure disegnate in aria quando arriva l'ora del tramonto. Il guano che producono è sempre stato un problema per chi se ne sta in panchina, figuriamoci per chi decide di consumare ai tavolini.
Il posto è pulito, tutto sommato. Quest'estate qualcuno ha storto il naso per i cassonetti gonfi di spazzatura a ridosso dei ristoranti. Il servizio apposito del Comune è intervenuto e li ha spostati dall'altra parte della carreggiata. «Qui gli spazzini vengono due volte al giorno», precisa Laura Agus, la ragazza che assiste i clienti all'aperto sotto i gazebo della pizzeria Down Town: «Da questo punto di vista non ci possiamo lamentare, anche se la pulizia della piazza viene effettuata soltanto il lunedì mattina». Ci pensano i titolari delle concessioni a spazzare, la strada e gli spazi comuni presi d'assalto soprattutto d'estate da migliaia di nottambuli.
Il chiasso è di casa, rimostranze comprese. Ma è il prezzo che bisogna pagare. «Del resto - dice Andrea Zucca, titolare della Grotta Marcello - qui non c'è gente avvinazzata che bisticcia. I nostri locali non sono bettole. Al massimo i rumori provengono da clienti che chiacchierano a voce alta. Comunque sia siamo pronti, come gestori dei locali, a discutere e metterci d'accordo con i residenti per cercare di soddisfare entrambe le esigenze: quelle di chi lavora e quelle di chi risiede».
Notti con i tappi alle orecchie, ma quotazioni alle stelle per quanto riguarda i prezzi delle case. Venti anni fa, ai tempi della lira, un quadrivano quotava sì e no ottanta milioni. Oggi, stando alle richieste di un proprietario per un appartamento (da ristrutturare) ai primi piani, occorrono 400 mila euro. Immobili adatti per ricavarne bed breakfast o affittacamere, il business diventato di moda con il boom del voli low cost.
Piazza Yenne è diventata la vetrina di Cagliari, una città che definiscono «meravigliosa», stando alla testimonianza di Claudio Dessì, la guida turistica che porta i croceristi in giro sulla sua Apixedda riadattata. Meravigliosa e anche «pulita, sì proprio pulita. Piace soprattutto ai giapponesi e agli americani». Restano a bocca aperta quando scoprono le cavità sotterranee di piazza Yenne. Entrano per un cappuccino e si ritrovano in grotta. Un mondo fatato, inatteso per loro, conosciuto ancora poco e non abbastanza. (a.m.)