Tra Cagliari e Pirri si è chiusa con successo “Øscena” di Cada Die e Stabile
Teatro e danza, sguardo sulle tristezze contemporanee
Ottocento paganti in quattro giorni di programmazione dedicata alle nuove proposte teatrali costituiscono, di questi tempi, un dato da non sottovalutare. Che assume un'importanza maggiore se si pensa che i gruppi transitati nei giorni scorsi a Cagliari e Pirri per l'Øscena Festival curato dal Cada Die e dal Teatro di Sardegna erano sconosciuti ai più, pur con qualche eccezione, rappresentata dalla compagnia Dionisi, ospite nel 2008 del Cedac in occasione della rassegna “Nuove sensibilità”.
Sabato è sbarcata alla Vetreria di Pirri con un recente lavoro intitolato “Serate bastarde 2” e i suoi protagonisti pescati da un'umanità ai margini. Come Graziano Todisco, ex cantante in night di quart'ordine, vecchia tigre della tangenziale con “un mondo interiore che fa paura”. Uno che sogna di essere un re di cuori, quello che fa la differenza. Uno che ha in tasca una storia da raccontare: quella di Manuela Cavicchio, 62 anni, sposata con un controllore Atm, che per tutta la vita porta con sé il ricordo di un fulmineo rapporto sessuale con Umberto Balsamo, suo vicino di casa: «Tre minuti di poesia e potenza pura».
Poi ecco Stella Cometa: Miss Ustione 2009, con un passato nelle discoteche del Veneto, prima di tentare la carta della politica alle elezioni comunali di Vimodrome. Strappa la possibilità di un provino e, sostenendo che l'umiliazione è un buon modo per pubblicizzare se stessi, si presenta in bikini e con delle salsicce al collo, disposta a tutto. Anche a strisciare per terra, come fa il serpente. Anche a prendere un'anguria in faccia, «perché nessuno vuole essere dimenticato».
Ancora donne, con una cantante bergamasca a fine carriera che propone “Woman in love”, dedicata a tutti quelli che lavorano alla Legler, ai tornitori della Tenaris, ai dirigenti dell'Italcementi, «ai consiglieri regionali della Lombardia che vorrebbero essere qui a sentire questo brano, ma che invece non possono». Fino al ritratto più spietato di tutti: quello di un'imprenditrice che ha fatto «tanto nero», ha ballato al Nepenta, ha sciato a Madonna di Campiglio, ha venduto l'oro della nonna per volare alle Seychelles, ha emesso assegni scoperti, ha cento paia di scarpe, però non ha più i soldi neanche per mangiare. Una donna disperata che non vuole arrendersi e giura di ritornare «a correre a 200, a bere la vita, a scoparmela all'inpiedi. A costo di rubare, morire, uccidere. Ma non il mio cane, a cui voglio bene come un figlio».
In un crocevia di generi e stili che tiene banco con idee diverse c'è spazio anche per il teatrodanza di Sanpapié che, in “Prima persona”, offre una pièce figlia dell'oggi, dove i corpi esprimono i tempi difficili in cui viviamo, attraverso una danza dal segno espressivo, ora minimale ora energica.
Carlo Argiolas