Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Garibaldi resiste, Biasi fa il botto

Fonte: L'Unione Sarda
31 ottobre 2008

Nell'Isola aumentano i visitatori, a Cagliari boom grazie ai crocieristi. Gli esempi di Banari e del Man

Le grandi mostre trainano anche i musei locali

Il museo più visitato è sempre il Compendio Garibaldino. Successo della mostra su Biasi a Sassari.
di CARLO FIGARI
Il record, forse inarrivabile in futuro, è la mostra dei Dinosauri: nel 2001 portò nel museo del territorio di sa Corona Arrubia oltre 170 mila visitatori. La mostra sugli Etruschi, che si è appena conclusa con 40 mila presenze, ha avuto un'ottima risposta, ma rimane lontana dal primato. In Sardegna il museo più visitato continua ad essere da una decina d'anni il Compendio Garibaldino di Caprera, con la casa e i cimeli dell'eroe italiano più amato e conosciuto nel mondo. Lo scorso anno è sceso sotto i centomila visitatori, segnando un calo lento e costante. Nel 2006 si staccarono 137 mila biglietti. Il problema, a quanto pare, è strutturale: museo statale deve fare i conti con bilanci magrissimi, personale insufficiente, orari assurdi per un luogo turistico (chiude nelle ore di possibile afflusso), incapacità (o impossibilità) di promuovere iniziative per attirare la gente. Languono gli altri musei nazionali alle prese con i tagli della Finanziaria. Fa eccezione l'Archeologico di Cagliari che ha fatto registrare un incredibile boom. Da 31 mila visitatori nel 2006 a oltre 40 mila (dati di ottobre) di quest'anno: 30 per cento in più. Ma una ragione c'è. «Dobbiamo ringraziare le navi da crociera che hanno sbarcato migliaia di turisti organizzando visite ai siti culturali», dice Paolo Bernardini, direttore del museo alla Cittadella: «Un flusso continuo e costante di pullman pieni di turisti. A questi si aggiungono le scolaresche e per noi il bilancio è stato davvero positivo». Il museo - sottolinea Bernardini - non è rimasto ad attendere i visitatori, ma già da alcuni anni si attiva con diverse iniziative per promuovere mostre, incontri e anche concerti. «È stata gradita dai cagliaritani l'esposizione sull'archeologia subacquea e ora sembra interessare quella sulla storia degli scavi a Tuvixeddu», rileva Bernardini.
SA CORONA In Sardegna le proposte culturali sono sempre più un volàno per il turismo. Mentre in Lombardia e nel Veneto divampano le polemiche per le mostre "spaccabotteghino" organizzate da privati come Marco Goldin - che portano un milione di visitatori a Brescia e a Verona ma svuotano i musei locali - nell'isola la situazione appare diversa. «Una grande mostra funge da richiamo trainante perché poi ne beneficiano anche i musei del territorio» afferma Paolo Serena, portavoce di Sa Corona Arrubia. «Quest'anno la bella esposizione sugli Etruschi, con un particolare riferimento ai rapporti con la nostra isola, ha richiamato 40 mila visitatori che si sono aggiunti ai 20 mila del museo di Lunamatrona. Gli altri musei dei venti comuni aderenti al consorzio hanno contato 8-10 mila presenze. Tirando le somme oltre 200 mila turisti si sono mossi tra la Marmilla e la Trexenta, dove si trovano anche gli importanti siti di Barumini e Villanovafranca. Si cominciano a vedere i risultati di una politica culturale e turistica avviata una decina d'anni fa. Oggi bisogna lavorare per migliorare queste posizioni».
BANARI Un grande museo in un piccolo paese del Mejlogu. A Banari si registra una media di settemila visitatori all'anno. Nel 2007 con la mostra sull'arte contemporanea del '900 prestata dalla collezione bolognese di Ca' La Ghironda, si sono contati 9200 visitatori. Un successo straordinario, ma esposte c'erano opere di tutti i big del secolo scorso, da Picasso a Mirò. Quest'anno replica con la pittura classica di '500 e '600 (5300 biglietti staccati). Due mostre spettacolari di richiamo internazionale attorno alle quali altre esposizioni di artisti contemporanei, soprattutto sardi. Il successo di Banari sta nell'intraprendenza e nella passione dell' "inventore", l'artista (pittore e musicista) Giuseppe Carta: grazie ai suoi legami con la penisola riesce a portare nel suo museo mostre di altissimo livello. L'amicizia e la stima possono più dei soldi. «Le grandi mostre attirano pubblico anche per i musei locali perché un'esposizione si consuma nel giro di un anno. Quindi bisogna progettare sempre qualcosa di nuovo e stimolante», sostiene Carta: «Occorre una seria programmazione che si basa sull'esperienza delle persone che ci lavorano. Musei stanno nascendo in tutti i centri, ma pochi funzionano e si reggono con le loro gambe. Oltre le proposte si devono fare i conti con i bilanci e spesso un museo da solo non ce la fa. Le grandi mostre attirano i capitali, ma spesso è la politica che governa la distribuzione dei fondi», sottolinea Carta con un pizzico di amarezza: «Da noi lavorano appena due persone, ma quando vediamo arrivare pullman con intere comitive e stacchiamo 300 biglietti al giorno ci sentiamo ricompensati per la nostra fatica».
IL MAN Dal piccolo paese al capoluogo barbaricino. L'altro simbolo di successo imprenditoriale è il Man di Nuoro dove la proposta culturale innovativa si sposa a una dinamica gestione. La sua fortuna è legata al nome della giovane direttrice, Cristiana Collu che dal niente ha saputo creare una realtà conosciuta in campo nazionale. Il museo d'arte della Provincia, dalla fondazione nel 1999 ad oggi, è passato da 10 mila a 40 mila visitatori con un'offerta eclettica e internazionale. Certo, con un bilancio complessivo di un milione 200 mila euro può far invidia ai 150 musei locali sparsi nell'isola. «Il Man si deve considerare come un richiamo per tutto il territorio», afferma la Collu. Le grandi mostre uccidono i piccoli musei? «Non è detto. Il problema è molto sentito nelle strutture istituzionali perché può ingenerare l'idea che la pubblica amministrazione non sappia fare niente, poi arriva il privato che riesce a portare milioni di visitatori. Dietro il fenomeno delle mostre "blockbuster" organizzate soprattutto nel Nord Italia, c'è un sistema perverso che crea giustificato allarme. Senza dubbio sono le mostre che muovono le masse. Nell'idea moderna di museo - aggiunge la Collu - l'esposizione temporanea è fondamentale perché porta le persone dentro l'istituzione e qui le guida a scoprire le novità o a rivedere la vecchia collezione con occhio nuovo. Occorre, però, saperla spiegare, contestualizzandola in un discorso culturale e offrendo al visitatore gli strumenti di lettura e comprensione». «Presentare mostre di autori stranieri - conclude la direttrice nuorese - non è una proposta snobbistica, ma un richiamo importante perché se non sei mai andato al museo ci vai per questa occasione e poi ci torni. Il museo è una sorta di antenna, un faro anche al di là del territorio. E noi sardi possiamo permettercelo perché abbiamo una forte identità e il confronto non ci deve fare paura».
L'ETNOGRAFICO Dall'arte contemporanea del Man al museo etnografico regionale sul colle di Sant'Onofrio. Avviato negli anni '50 con i suoi 8 mila pezzi rappresenta il principale punto di riferimento delle tradizioni popolari dell'isola. Nessuna gelosia per i cugini del Man, anzi. «I nostri numeri sono superiori: 65 mila presenze all'anno, tra i visitatori dell'Etnografico e della Casa di Grazia Deledda» dice il direttore Paolo Piquereddu: «Se aggiungiamo i visitatori del Man superiamo i centomila. Un numero eccezionale per un centro provinciale come Nuoro. Possiamo essere tutti soddisfatti perché la cultura qui è davvero un richiamo forte per il turismo». Piquereddu sostiene che «fare mostre deve essere parte integrante dell'attività museale, ma non esclusiva. Oggi viene sottovalutata l'acquisizione di nuovi pezzi e si preferisce sostituirli con i prestiti. L'obiettivo di un museo è attirare la gente e una bella mostra può certo aiutare, ma non bisogna dimenticare il compito istituzionale di valorizzare le proprie collezioni».

31/10/2008