SAN MICHELE.
Le spoglie dell'ingegnere Enrico Gola rimasero per 2 giorni nell'obitorio privo di impianto di refrigerazione
Sotto accusa sono finiti il direttore dei servizi cimiteriali Antonio Maria Loi e i due custodi
L'impianto di refrigerazione della sala mortuaria del cimitero di San Michele era guasto. Ma nonostante ciò la salma di Enrico Gola, ingegnere cagliaritano di 50 anni morto questa estate d'infarto, fu lasciata per due giorni in una bara provvisoria, al caldo e senza alcuna contromisura. Tanto che quando dopo 48 ore arrivò il nullaosta per la sepoltura, ai familiari non fu neanche consentito di vederlo per l'ultima volta: le condizioni del cadavere erano ormai deteriorate al punto che il medico dell'Asl aveva ordinato di sigillare immediatamente la bara per motivi igienico-sanitari.
A distanza di tre mesi da quell'incredibile disservizio il pm Marco Cocco ha iscritto nel registro degli indagati tre persone: il direttore dei servizi cimiteriali del Comune Antonio Maria Loi e i due custodi del camposanto Sergio Cocco e Giuseppe Lecca. Sono tutti accusati di omissione d'atti d'ufficio e in questi giorni sono stati raggiunti dagli avvisi di garanzia.
La vicenda risale al 7 luglio scorso, quando Gola, un ingegnere di 50 anni molto conosciuto in città, viene stroncato da un infarto mentre si trova in vacanza a Costa Rei. È un sabato caldissimo. Da Cagliari arriva subito il via libera del magistrato: la salma può essere affidata ai familiari. Alle 21 le spoglie del professionista arrivano al cimitero di San Michele. Ma i familiari riescono a vegliare il loro caro sistemato dentro una bara provvisoria e ancora in costume da bagno solo per pochi minuti: senza il nullaosta per la sepoltura nessuno può entrare nella camera mortuaria.
Il giorno dopo è domenica e la situazione non si sblocca: il corpo non può essere neppure vestito e la veglia non è ammessa. Bisogna aspettare il via libera che il Comune di Castiadas dovrà trasmettere al cimitero dopo l'ok del pm di turno. Tutto slitta così al lunedì. Ezio Gola, il fratello del defunto, si precipita in Tribunale dove scopre che il documento è già stato trasmesso. Gli viene immediatamente consegnata una copia conforme dell'autorizzazione alla sepoltura. Con quella carta corre in cimitero. Ma scopre che ancora non è sufficiente: bisogna attendere che quello stesso documento, trasmesso dalla Procura di Cagliari al comune di Castiadas, arrivi per fax. Ezio Gola contatta il segretario comunale e parla con l'ufficio-anagrafe: in due minuti il documento è al cimitero di San Michele. I familiari consegnano all'agenzia funebre gli abiti per la vestizione del defunto e si accingono, finalmente, a entrare nella camera mortuaria. Ma vengono bloccati: il cadavere è in pessime condizioni e il medico dell'Asl ordina l'immediata chiusura della bara. Ezio Gola scopre in quel momento che l'impianto di refrigerazione si è guastato e il caldo ha deteriorato la salma del fratello. A quel punto presenta una dettagliata denuncia che fa scattare l'inchiesta arrivata a una prima svolta in questi giorni con la notifica degli avvisi di garanzia. ( m. le. )