L'opinione
di Enrico Pilia
Ci aspetta, salvo miracoli politici da Guinness dei primati, un'altra lunga stagione senza servizi al Poetto. Il Comune deve approvare, entro il 31 ottobre, la variante al Piano urbanistico comunale e - a fine lavori - scrivere ( e approvare) il Piano di utilizzo del litorale. Operazioni che richiedono un paio di mesi di lavoro, in condizioni normali. Ecco perché lo scenario che si proifila, da qui a novembre, è quello a cui i cagliaritani si sono abituati, a fatica: Poetto terra di nessuno, spiaggia fredda e non solo per il clima. Perché solo un miracolo, appunto, permetterà al Comune di lavorare a ritmi infernali per tre settimane e chiudere positivamente le due pratiche. Altrimenti? Le strutture dei chioschi, macchie color pastello in una spiaggia che continua a tendere al grigio, sono mobili. Nel senso che si devono rimuovere alla fine della stagione. Questa è l'unica certezza. Cagliari rappresenta un caso unico al mondo: un litorale che si spoglia alla fine dell'estate per poi rivestirsi quando la primavera è già arrivata. Già, e quelli che ci lavorano, sopra questo litorale? E i cagliaritani, o quelli di passaggio, che al Poetto vogliono andarci anche a dicembre, o a gennaio, viverlo, bere un caffè o leggere un libro o magari solo scambiarsi un bacio? Beh, quelli (i proprietari della spiaggia) possono aspettare. La questione non è solo politica, investe tutti. Il Comune, se non dovesse farcela - fra Puc e Pul - si ritroverà una spiaggia deserta e poco appetibile. E l'effetto Zedda, con i baretti demoliti e ricostruiti in tempo per l'estate 2012, svanirebbe in un istante.