ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Stamani i segretari cittadini di Cgil, Cisl e Uil incontreranno a Roma la presidente del gruppo Contship Italia, i «padroni» di Cict, la concessionaria del porto canale di Cagliari che da domani non avrà più navi su cui lavorare perché l’unica compagnia non ha rinnovato il contratto. L’incontro comincia alle 9.30 e ci saranno anche i segretari nazionali di categoria: il porto canale di Cagliari, fuori dalla Sardegna, riesce a trovare un pubblico che ascolta con interesse dell’ultimo paradosso toccato allo scalo da sempre al centro dei traffici mediterranei ma da questi periodicamente escluso proprio da quando c’è un terminal container. I sindacati cagliaritani sono dovuti andare a Roma per ottenere un tavolo dove chiedere spiegazioni sul destino di una struttura che negli anni ha alimentato la speranza di un riscatto economico non solo per Cagliari ma per l’isola tutta. La politica cagliaritana resta silenziosa, ufficialmente non chiede, non sollecita, non promuove accordi capaci di tenere fertile un terreno già costato gli ormai famosi mille miliardi di vecchie lire in trent’anni di lavori. Dunque oggi Enzo Costa, Fabrizio Carta e Rinaldo Mereu sperano di ottenere risposte da Cecilia Battistello in persona. A Cagliari c’è aria di attesa, non ancora di disperazione: da mesi si annuncia che dal primo maggio Maersk socia di minoranza di Cict non «scalerà» più il porto di Cagliari, da mesi i lavoratori dipendenti del concessionario ricevono lo stipendio a casa, mentre gli operatori della compagnia portuale sono a secco del tutto. Ma da mesi si dice anche che «trattative febbrili» sono in corso, non si tratta di dichiarazioni di intenti ma proprio di incontri dove si ragiona per chiudere un contratto. Le trattative non sarebbero una bensì diverse e la settimana decisiva è proprio quella che comincia domani. Sette, dieci giorni e nuove navi potrebbero cominciare a frequentare lo scalo con regolarità. Il silenzio generale avrebbe anche una spiegazione comprensibile: mentre si tratta, le parti non accettano di rilasciare alcun tipo di informazione, deve bastare che le volontà di chiudere ci siano e risultino molto serie. In questo scenario i bene informati esistono, ma si guardano dal parlare, tantomeno dal concedere ai giornalisti dettagli su ciò che bolle in pentola. Il presidente dell’autorità portuale Paolo Fadda è tra coloro che aspettano. E’ un’attesa vigile, perché l’ente che concede lo sfruttamento del porto non può restare neutrale: la legge impone che l’autorità portuale cerchi le soluzioni più vantaggiose per la redditività economica della struttura. Per ora Fadda non ha dubbi: «Ci sono in gioco trattative risolutive, il concessionario risulta essere affidabile, è il momento di stare ben saldi e aspettare. Quando un trasportatore decide di cambiare strategia commerciale bisogna capire che non ci si riesce in un giorno a convincere altri a scegliere il porto di Cagliari. Già all’inizio della vita del porto canale la struttura è rimasta ferma per cinque anni». Il senso di attesa è sincero: la riunione del comitato portuale è stata aggiornata perché ci sono «cose in evoluzione». La gara internazionale, rimedio all’eventuale insipienza del concessionario, potrebbe diventare necessaria se tutto dovesse arenarsi, ma è vista come un rimedio estremo e davvero non augurabile perché si resterebbe fermi ancora per tanti mesi e senza la certezza di attirare un terminalista solido come Contship Italia. Insomma, sperare serve a tutti. Se le trattative si chiuderanno con un buon accordo, il tempo sarà servito a qualcosa: a eliminare i danni del contenzioso Casic-autorità portuale per la titolarità delle aree. E’ noto che i due enti hanno deciso di conferire i 500 ettari preziosi come l’oro nella società Free Zone e di assegnarli tramite una gara internazionale. Intanto la Capitaneria di porto compirà la delimitazione delle aree (e quel che sta dentro il recinto sarà tutto dell’autorità portuale), in queste settimane si stanno preparando i documenti in copia conforme (in passato uno dei cavilli trovati era sulle copie non autenticate). E se la delimitazione scontenterà uno o l’altro, ci sarà modo di rifarsi in giudizio, ma il tema sarà solo come dividersi le quote dei canoni: le aree potranno essere assegnate e diventare terreno per attività produttive.