Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ripopolare la città non è più una priorità

Fonte: L'Unione Sarda
1 ottobre 2012


Commento

Tra il 2002 e il 2003 Cagliari ha perso 2250 abitanti. Sei abitanti in meno al giorno, un record. Gli anni successivi l'emorragia è proseguita (mille addii all'anno), per ridursi drasticamente tra il 2008 e il 2011, quando in media duecento residenti scelsero di andare a vivere in un altro Comune. La media del decennio, 3,56 emigrazioni ogni 24 ore, e il raffronto con la Grande Cagliari del '77 - 241 mila abitanti, con Monserrato ed Elmas - consentono qualche riflessione.
Nel piano urbanistico approvato qualche anno fa dal centrodestra è previsto che Cagliari entro trent'anni avrà 50 mila abitanti in più. Da insediare in nuove abitazioni. Per il centrosinistra l'obiettivo di ripopolare Cagliari può essere condivisibile (anche se sui numeri le opinioni divergono) ma occorre farlo riqualificando l'esistente. Filosoficamente diverse, le strategie di destra e sinistra hanno uno scopo comune: consentire alla classe media cagliaritana di vivere nella propria città. Nella visione delle Giunte Floris ciò sarebbe stato possibile liberando un gran numero di aree edificabili in tutti i quartieri e, dunque, calmierando il mercato. Un obiettivo che si è rivelato irraggiungibile. Come lo è oggi, causa difficoltà di finanziamento, fare grandi interventi di riqualificazione urbana.
Non è un caso che molti inizino a pensare - e la mancanza di commenti politici ai dati del censimento potrebbe esserne una conferma - che lo spopolamento non sia più un problema prioritario. Anzi. Del resto: abitare nell'ipotizzato nuovo quartiere di San Lorenzo, sulla 554, o a Monserrato, che differenza farebbe?
Fabio Manca