Rassegna Stampa

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"Bruceremo vivi i vostri figli", 30 rom lasciano le "ville" del Comune

Fonte: web cagliaripad.it
23 agosto 2012

a cura di: red

Via dalle case assegnate dal Comune e dalla Caritas per le minacce subite: 33 rom, 21 sono minori, hanno abbandonato il complesso dell'ex discoteca vicino alla statale 554 e ora sono ospiti dell'Asce, organizzazione contro l'emarginazione, e di amici. "Quello che ci ha spaventato di più - racconta Marco Sulejmanovic, padre di sei bambini - sono state le minacce ai nostri figli. Ci dicevano: "Li bruciamo". E poi insulti continui e ritorsioni, ci lasciavano senza corrente staccando i contatori all'esterno. Non potevamo resistere, abbiamo avuto paura per i nostri bimbi".


Intanto è stato individuato l'autore del foglietto minatorio mandato alla famiglia rom, ma i nomadi non hanno voluto denunciarlo.

La vicenda. I rom che hanno lasciato l'ex locale notturno sono i vecchi abitanti del campo tra viale Monastir e la 554 sgomberato con un'ordinanza del comune di Cagliari dopo l'intervento del Tribunale per lo stato di degrado dell'area. Da quel momento era scattata la corsa al reperimento degli alloggi. E i rom erano stati smistati in diversi centri dell'isola in appartamenti in affitto. Una parte di loro aveva trovato una sistemazione in una struttura un tempo utilizzata come discoteca ma da anni in balia delle incursioni dei vandali. Nell'area era presente anche una vecchia piscina, vuota e in stato di abbandono. Subito era arrivata una anonima lettera di minacce. Evidentemente qualcuno non gradiva la loro presenza in quelle case. Poi, secondo quanto raccontato dai rom, insulti e minacce a ripetizione.


"Eravamo al corrente della situazione - spiega Antonello Pabis, presidente della Asce - ma avevamo chiesto alle famiglie di prendere tempo. D'altra parte c'erano stati problemi anche a San Sperate, poi risolti con una grande festa data dai rom nella loro nuova casa. Non si è ripetuta purtroppo la stessa situazione: le famiglie hanno avuto paura per l'incolumità dei bambini e ieri hanno consegnato le chiavi di casa alla Caritas". Ora la famiglia di Marco è ospite della stessa Asce. Gli altri? Divisi tra parenti e amici.