MONTE URPINU. L'incendio di lunedì sera ha fatto scattare l'allarme sulle aree ancora vietate del colle
Ruderi, discariche e barboni nel versante abbandonato al degrado
Monte Urpinu ha una faccia segreta, regno di degrado e abbandono: la protegge una sbarra di ferro che dà su via Raffa Garzia. È il versante sporco del parco, l'altra metà di un paradiso ostaggio di rifiuti e competenze. Militari, Regione, privati, Comune, Abbanoa: una babele che non ha approdato a nulla. Da qui è partito il rogo di lunedì sera, un fronte di fuoco che poteva fare danni irreparabili, fermato su viale Europa solo dalle acrobazie di un elicotterista dell'Antincendi.
L'ODORE Ieri mattina gli inquilini dei palazzi di via Raffa Garzia e di via Dexart hanno dovuto tenere le finestre chiuse: unico modo per evitare che l'odore acre di bruciato impregnasse gli appartamenti. In cenere è finito il costone ovest, un'area abbandonata dove il fuoco ha fatto piazza pulita di sterpi e rifiuti, lasciando solo le carcasse di copertoni. Una discarica, ai confini della pineta di viale Europa, venuta su negli anni.
IL COSTONE Basta oltrepassare la barriera, chiusa da un lucchetto. Chi si avventura a piedi scopre il versante sconosciuto del parco, protetto dagli sguardi indiscreti dalla conformazione del costone. La strada, parte asfaltata parte sterrata, conduce alle gallerie dei serbatoi dell'acquedotto. Attraversa una spianata, realizzata ai tempi della vecchia cava: un belvedere con una vista mozzafiato (davanti la Sella del Diavolo, sulla sinistra i Sette Fratelli), regno del silenzio e della tranquillità, un'oasi a poche centinaia di metri dalla zona residenziale. Da una parte confina con i giardini del Binaghi e con la zona del deposito dell'aeronautica, finita sotto l'ombrello protettivo della Regione (che non ha ancora deciso che farne). Dall'altra invece c'è il vivaio comunale protetto da una rete metallica. È l'unico segno di ordine in zona: l'anno scorso ha ospitato la festa degli alberi, i giardinieri del Comune hanno parcheggiato le jacarande espiantate per far posto ai nuovi alberi di piazzetta Maxia.
RUDERI Ai confini c'è la terra di nessuno con due costruzioni lasciate a metà: senza porte e finestre, con le capriate di legno e le pareti imbrattate da scritte spray. Sono di un privato, in lite ultradecennale col Comune. A fianco un edificio sventrato, dominato da una terrazza che merita ben altri ospiti che i vandali con le bombolette. Un'altra casupola poco più in là è stata invece scelta come riparo da un senzatetto: c'è una seggiola con la busta del pane, due magliette stese a un reticolato, e un paio di cartoni di pizza. Non è l'unico segno di presenza. Di notte in giro circolano disperati, il popolo del degrado: «Anche le grotte, e ce ne sono diverse, da un po' di tempo a questa parte offrono riparo a senzatetto», rivela Luisella Caria, presidente di un'associazione nata cinque anni fa con l'obiettivo di rendere fruibile la parte di Monte Urpinu ancora sotto chiave. Una trentina di aderenti riuniti sotto la sigla Musa, «Monte Urpinu Salvaguardia Ambientale». In occasione di Monumenti aperti, ha curato le visite guidate ai fortini della Batteria antiaerea e ora progetta un orto sull'esempio di quello inaugurato di recente a Marina Piccola. Ma deve fare i conti col degrado e la mancanza d'acqua che finora hanno tagliato le gambe all'iniziativa.
COMPETENZE E il Comune? Paolo Frau, assessore al Verde, assicura che per quanto di competenza ha fatto il possibile: «Un anno fa abbiamo fatto ritornare dopo 13 anni i bambini quando il vivaio comunale ha ospitato la festa degli alberi. La ripeteremo di sicuro». Un primo passo, ma non basta. Quanto al futuro, bisognerà trovare il modo di mettere d'accordo gli enti proprietari. Ma la sveglia non può darla un altro incendio.
Antonio Martis