Questa mattina a Monte Claro la cerimonia di chiusura, dialogo avanzato con Comune e Provincia per la Moschea
IMMIGRATI»MARINA MULTIETNICA
di Roberto Paracchini wCAGLIARI Oggi finisce il periodo di digiuno per il Ramadan. E questa mattina la comunità cittadina dei musulmani celebrerà a Monte Claro, dalle 8,30, questo avvenimento con una festa: un modo per aprire il proprio mondo anche a chi non è della stessa fede religiosa. E offrire il proprio cibo (dalle 9,30), simbolo di costumi e usanze, per stare insieme e per dialogare. La festa e il convivio sta diventando una delle cifre di comunicazione delle diverse comunità di immigrati. A cominciare da quella più grande, che si svolge il primo di maggio sempre a Monte Claro e che quest’anno ha visto la partecipazione di circa diciottomila persone, tra cui le 84 etnie presenti a Cagliari e nell’hinterland e il centinaio di associazioni che si interessano di questo aspetto della vita sociale. A fine luglio ve ne sono state altre due: una, il 28, a Cagliari come fine di un progetto di lavoro sui diritti e i doveri e un’altra a Elmas denominata “serata etnica”. All’incontro di oggi, come spiega Solimar Hijazi (portavoce della comunità musulmana) «sono invitati tutti i cittadini e vi sarà anche don Marco Lai, il parroco di Sant’Eulalia (la parrocchia che ha dato e sta dando un grande contributo al dialogo tra e con le varie culture - ndr)». E non è un caso, forse, che il quartiere Marina (dove si trova Sant’Eulalia) sia diventato il rione più multietnico della città e anche quello culturalmente e commercialmente più vivace. Intanto continua il dialogo sia col Comune che con la Provincia per individuare uno spazio per la moschea. Sino ad ora i musulmani hanno pregato all’interno di una specie di scantinato del tutto inadatto e sono spesso costretti a pregare per strada. Recentemente c’è stato un altro incontro col sindaco Massimo Zedda: «Il primo cittadino ha dimostrato molta sensibilità verso di noi - spiega Hijazi - ma molto dipende da noi». Il discorso riprenderà dopo la festa di oggi per la fine del Ramadan, a cui parteciperà anche l’assessore comunale alle Politiche sociali Susanna Orrù. L’obiettivo è quello di trovare uno spazio o un immobile per la moschea nel centro città e, possibilmente, a Marina. La comunità degli immigrati in città è in aumento. In Sardegna la presenza è di oltre ventimila persone, a Cagliari e hinterland di circa novemila con un ruolo sensibile anche in termini economici. «In campo nazionale - informa Mimmia Fresu, consulente della Provincia per le politiche sull’immigrazione - gli immigrati valgono il 12,1 per cento del prodotto interno lordo a fronte di una presenza del sei per cento della popolazione. Inoltre pagano ogni anno circa sette miliardi di euro all’Inps. Il che significa, essendo una popolazione molto giovane, che quello che pagano e prendono è in un rapporto di dieci a uno. E questo discorso è valido, in proporzione, anche a Cagliari». In città la comunità più diffusa è quella dei rumeni, a cui segue la filippina, quella del Senegal, della Cina e dell’Ucraina. Complessivamente la presenza delle donne ha superato di poco quella degli uomini, tendenza a cui ha contribuito non poco la comunità ucraina (composta al novanta per cento da donne). «Una situazione - continua Fresu - che mostra chiaramente non solo l’importanza economica degli immigrati, ma anche il ruolo nel welfare che assolvono molte di queste persone nei servizi alla persona. Senza di loro il nostro sistema crollerebbe soprattutto in una città come Cagliari». ©RIPRODUZIONE RISERVATA