IL CASO. Il docente Marco Schintu: quest'emergenza poteva essere prevenuta
L'esperto: è urgente la bonifica dell'ex campo rom
Il pericolo maggiore i cagliaritani e gli stessi rom lo hanno vissuto fino a qualche settimana fa, quando hanno respirato le sostanze che per anni sono state bruciate all'interno del campo della 554. Con la chiusura dell'area questo problema è stato risolto, ma la situazione non sarà certo tranquilla fino a quando non verranno fatti i lavori di bonifica.
Marco Schintu, professore di Igiene nel dipartimento di Sanità pubblica, Medicina clinica e molecolare dell'università, parla del campo rom da poco chiuso e dei pericoli che possono derivare dalle attività che si sono svolte per anni al suo interno: «Dalla combustione incontrollata di rifiuti solidi - dice - si sviluppano sostanze tossiche che possono avere effetti sanitari, quali IPA (in particolare il benzo(a)pirene), diossine e furani, toluene, ritardanti di fiamma, formaldeide e metalli pesanti, solo per citarne alcuni».
I PERICOLI Un problema importante, tra l'altro, è dato dal fumo nero: «Il pericolo è rappresentato dalla formazione di particolato solido (cioè le sostanze sospese in aria), soprattutto quello di dimensione fine e ultrafine, tipico del fumo nero, che può raggiungere, se trasportato dalle correnti, anche distanze considerevoli». Secondo il professore universtario questo particolato trasporta all'interno dell'apparato respiratorio i composti tossici: «Ed è ben documentata la sua correlazione con effetti sulla salute acuti e soprattutto cronici, quali disturbi respiratori, cardiovascolari e tumori».
IL TERRENO Per quanto riguarda il suolo, al di là dei rischi di natura infettiva, i problemi sono senza dubbio più complessi. «Esistono nell'area, ad esempio, cumuli di polvere contaminata che possono essere trasportati dal vento o per azione della pioggia e rilasciare inquinanti organici e inorganici che penetrando in profondità possono anche raggiungere la falda idrica».
Portare avanti le opere di bonifica, che costeranno intorno ai due milioni di euro, non dovrebbe comunque essere un grande problema per gli addetti ai lavori. «L'area da mettere in sicurezza e da bonificare sembra relativamente estesa e facilmente circoscrivibile - conclude il docente universitario - e sembra azzardato pertanto parlarne in termini di catastrofe ecologica. Più difficile potrebbe essere invece valutare i danni sulla salute delle persone che hanno respirato i fumi contaminati, se è vero che non si è trattato di fenomeni occasionali».
Non manca una critica nei confronti di chi, in passato, non si è occupato di questa situazione: «Erano tutti rischi che in ogni caso potevano essere prevenuti».
Piercarlo Cicero