L’ordinanza che ha portato alla chiusura, contestata dagli ambientalisti, risale a 25 anni fa
BUROCRAZIA»I PARADOSSI DELL’ESTATE
CAGLIARI Da qualche giorno alcune transenne poste dal Servizio protezione civile del Comune di Cagliari sbarrano l’accesso al sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo. Campeggiano minacciosi cartelli indicanti “caduta massi”. «Che cosa è successo? - si domanda Stefano Deliperi, responsabile del Gruppo di intervento giuridico - è forse capitata una calamità naturale? Un disastro imprevedibile? Pare nulla di tutto questo». In effetti i cartelli fanno riferimento a un’ordinanza della Capitaneria di porto (la 47 del 30 luglio 1987, integrata dalla successiva 48 del 4 agosto 1987), che inibiscono l’accesso al litorale posto alla base della Sella del Diavolo a causa di frane che - allora - provocarono la morte di un pescatore dilettante e successivi lavori di consolidamento». Il fatto provocò giustamente molto clamore: a un lato della Sella del Diavolo vennero inserite in mare una serie di barriere per impedire alle onde di erodere quel tratto di colle. Una scelta affrettata che modificò le correnti marine creando non pochi danni alla presenza della sabbia sul primo tratto della spiaggia del Poetto e al fondale dell’ingresso del porticciolo di Marina Piccola. Ora appare il cartello accennato. «Celermente, con soli 25 anni di distanza, il Servizio protezione civile del Comune - ironizza Deliperi - pare ne abbia preso atto e abbia risolutamente provveduto di conseguenza. Ci sarebbe solo da ridere se non vi fossero transenne e cartelli». Al Comune precisano che dopo lo smottamento recente avvenuto vicino a Calamosca e che ha fatto cadere un grosso sasso, sia la Prefettura che la Capitaneria di porto hanno chiesto al Comune di rimediare alla situazione. Certamente è importante mettere al sicuro le aree a richio. Ma il sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo, anch’esso transennato, si trova dal lato opposto, nè conduce «minimamente al litorale interdetto nel 1987 - sottolinea Deliperi - e che è operativo da oltre dieci anni, promosso delle associazioni ecologiste Amici della terra e Gruppo d’intervento giuridico». Si tratta, insomma, di uno «dei pochi “gioielli” naturalistici e culturali di Cagliari a esser fruibile tutto l’anno. Sono ormai oltre ottomila gli escursionisti accompagnati dalle guide ecologiste ad aver conosciuto questo splendido gioiello ambientale e culturale del Mediterraneo», spiega Deliperi. Va anche detto che il sentiero è stato predisposto a spese delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’intervento giuridico grazie alla collaborazione del Comando militare autonomo della Sardegna e del Comando militare marittimo autonomo in Sardegna, che, per il momento, restano i titolari dell’area. Non solo, come ricordano gli ecologisti, «spesso e volentieri è stato inserito in manifestazioni pubbliche nazionali e internazionali, quali la “Settimana della cultura” e le “Giornate europee del Patrimonio”, con la partecipazione di rappresentanti dell’amministrazione comunale cagliaritana, nonché decine e decine di escursioni guidate per scuole e studenti di ogni ordine e grado, sempre con grande successo di pubblico e mai con il benché minimo incidente». A questo punto: «Di quali pericoli allora parla il pronto Servizio protezione civile del Comune? Non è dato saperlo». Da qui la richiesta di informazioni più dettagliate che vadano oltre le questioni note legate alla caduta del masso di Calamosca. «Probabilmente - precisano gli ambientalisti - occorre precisare meglio le zone da interdire». (r.p.)