”31/07/2012 23:45di Federica Lai
“Io e altri colleghi abbiamo fatto dei temi sociali la nostra ragione di impegno. Nel 2004 mi sono affiancato ai lavoratori di un call center, in un’occupazione di 56 giorni terminata con il riconoscimento dei loro diritti: da allora mi sono appassionato al tema”. Si capisce subito che a parlare è Claudio Cugusi, consigliere comunale Pd, e presidente della Commissione Bilancio, che in questa intervista racconta il suo punto di vista sui primi 15 mesi in maggioranza.
Lei, da sempre, fa della lotta al precariato una sua bandiera politica: quali sono, oggi, le principali emergenze occupazionali a Cagliari, e cosa può fare il Comune sul campo del lavoro?
Ci sono, a Cagliari, delle grosse emergenze in campo lavorativo. C’è da dire, però, che spesso si usa il termine precariato in modo improprio, riferendosi a ogni tipo di incertezza sul lavoro, anche in riferimento ai contratti a termine. Innanzitutto, il Comune può intervenire eliminando e contrastando qualsiasi forma di precariato dalla sua amministrazione, non generandone dell’altro, e deve farlo puntando sulle cose che a Cagliari funzionano meglio, cioè il centro storico, e il turismo. Se tutto va bene, la prossima settimana dovremmo approvare, prima in Commissione Bilancio, e poi in Aula, i cantieri sociali che servono a dare continuità di lavoro ai precari storici di Cagliari, per consentire loro di arrivare alla pensione con i contributi versati.
Sembrerebbe ci siano, nel Pd cagliaritano, delle tensioni: c’è un pensiero unico, o ci sono al suo interno pensieri politici differenti?
È il primo partito, in Italia, e in Sardegna, in cui confluiscono componenti post comuniste, socialiste, cattoliche, e libertarie: è chiaro che in un contesto così articolato, sia normale ci sia una difformità di pensiero.
Come giudica l’operato della giunta Zedda finora?
Penso che la Giunta Zedda abbia fatto, sinora, buone cose, e non ne abbia fatte molte altre. Sul fronte dell’edilizia privata, noi abbiamo ricevuto una pesantissima eredità dal centrodestra, che è ancora ben lontana dall’essere risolta, e ciò crea problemi agli impresari, e ai comuni cittadini. Sono stato, e sono, favorevole all’istituzione del registro delle unioni civili, perché è giusto ci sia parità, e sono convinto degli ottimi risultati ottenuti dall’assessore Argiolas, sul fronte del turismo e dello spettacolo. Però non in tutti i settori la situazione è positiva: lo sport versa in condizioni molto critiche, non c’è dubbio che manchino le risorse, ma le condizioni degli impianti sportivi di quartiere non mi soddisfa per niente. Va affrontato il tema dei poveri, capendo però chi è veramente povero, senza inutili sprechi, come avviene per gli anziani: nella Casa di riposo di Terramaini perdiamo un milione e mezzo di euro l’anno. E poi c’è il fatto che Cagliari è una città sporca: siamo sicuri che stiamo facendo di tutto per pulirla come andrebbe fatto?
Come vede il futuro dell’editoria cagliaritana, e che ruolo avrà secondo lei l’informazione su internet?
Inutile dire che c’è un’unica e grande industria editoriale nell’isola, che è il gruppo Unione Editoriale, tutto il resto esiste, per fortuna, ma gira intorno ad esso. Penso ci siano state due interessanti novità negli ultimi dodici mesi: la prima rappresentata da Sardegna Quotidiano, che con dignità ha saputo presentarsi, e, a volte, riesce a dare delle letture alternative ai fatti che ci circondano. L’altra novità capace di stare in piedi è Casteddu Online: a differenza di altre testate, dove si percepisce poca convinzione, sta facendo la cosa più semplice, ma anche più efficace, del mondo del giornalismo, cioè raccontare quello che succede nei dettagli in un contesto territorialmente circoscritto e confinato. Si capisce che c’è molta voglia di fare, con una buona carica umana e professionale.
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