”31/07/2012 02:34di Andrea Olla, Amici della Biciletta
Ecco la presa di posizione di #Salvaiciclisti a proposito di casco obbligatorio per i ciclisti
Conforta sapere che persino il mensile di riferimento dell’automobilismo italiano, “Quattroruote”, si interessa al rinascimento ciclistico del nostro paese.
Una strana sensazione, vedere l’ampio articolo che la rivista dedica al ciclismo urbano: avremmo detto che, così come quotidianamente per strada, anche in edicola chi usa la macchina e persino ne scrive non si sarebbe mai accorto di noi. Certo, il mensile lo fa a modo suo. Dopo aver rilevato l’enorme crescita dello shift modale dalle 4 alle 2 ruote a pedali, sottolinea i troppi rischi a cui noi ciclisti quotidiani siamo esposti. E prospetta una soluzione per la sicurezza di chi usa la bici.
Indovinate quale?
Esatto. Quella.
Il casco obbligatorio.
Sfugge, alla pomposa testata, che la causa di morte in strada per i ciclisti sono gli impatti contro l’oggetto-feticcio di cui si occupa con dedizione degna di miglior causa, ovvero l’automobile condotta male come la si conduce male in Italia.
Sono tante le cose che sfuggono, chissà quanto per distrazione, a “Quattroruote”. Proviamo a elencarle in ordine sparso.
Nei pochi luoghi del pianeta in cui il casco è obbligatorio (Australia, per esempio) la quota di ciclisti quotidiani si è dimezzata, e le morti non sono diminuite in percentuale: un ottimo incentivo all’abbandono della bici, e come conseguenza all’acquisto dell’automobile.
Su 1.000 utenti fragili della strada uccisi in Italia dalle automobili, 750 sono pedoni e 250 sono ciclisti: mettiamo il casco ai pedoni?.
Nei paesi ad alta densità ciclistica l’obbligo non è mai stato neanche contemplato, persino nei tempi pioneristici dell’Olanda anni ’60. Come noto, in Danimarca e Olanda sono tutti morti a causa di questa colpevole svista legislativa.
A noi non sfugge invece che questa ovvia azione di pura lobby, decisamente immatura e cialtronesca, sia stata resa pubblica in piena estate, quando le anime sono vacanziere e l’attenzione cala.
Assicuriamo i lobbisti e chi li sostiene che qui, da #salvaiciclisti, l’attenzione non cala mai: è una nostra seconda natura, dovuta al fatto che se la nostra attenzione cala qualche macchina ci ammazza e non esiste armatura che tenga contro una tonnellata lanciata a 80 km/h sul tuo corpo. Quindi la nostra attenzione deve essere sempre ben alta e lubrificata, e perciò ci accorgiamo -come effetto secondario- anche di queste meschine manovre volte a disincentivare l’uso della bici attraverso argomenti solo apparentemente positivi e ragionevoli, mentre sono in realtà viscidi tentativi di soffocare sul nascere un vero cambiamento stradale e tentare di rivitalizzare un mercato ormai defunto e nocivo. E non contengono, sia ripetuto, un briciolo di rispondenza a realtàad impatti superiori a 23 km/h il caschetto è ininfluente per la sicurezza, e a volte provoca lesioni gravi a atlante ed epistrofeo, con conseguente lesione del midollo spinale e relativa paralisi motoria.
L’era dell’automobile è conclusa, ma continuerà a far danni ancora per un po’ di tempo. Sta a noi tutti riportare questo paese fuori controllo entro termini di civiltà già altrove operanti ed efficaci.
Anche deridendo, e denunciando pubblicamente, manovre ridicole come quella di “Quattroruote”.
Gli Amici della bicicletta Cagliari aderiscono a #salvaiciclis