SAN MICHELE. Paola Piras sentita dal pm dopo l'arrivo di un esposto
Salma lasciata al caldo in cimitero: indagine
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Il corpo di un morto lasciato al caldo nel cimitero di San Michele per due giorni, l'accesso negato ai familiari in attesa del nulla osta del magistrato alla sepoltura, quindi la sistemazione del cadavere direttamente nella bara - senza farlo vedere neanche al fratello - per via delle pessime condizioni, causate dal mancato immediato ingresso nell'impianto di refrigerazione, e l'accusa: colpa di chi non ha celermente inviato il benestare alla tumulazione. Una vicenda pubblicata il 25 luglio sull'Unione Sarda e ora oggetto di un'inchiesta della Procura, dove ieri è stato sentito qualcuno che forse può spiegare cosa davvero sia avvenuto: il vicesindaco Paola Piras.
L'INCHIESTA Si parla di quanto accaduto tre settimane fa all'ingegnere 50enne Enrico Gola, fulminato da un infarto a Costa Rei il 7 luglio e rimasto per 48 ore su una lettiga al caldo: il corpo è andato in decadimento e il medico della Asl per motivi igienici ha ordinato l'immediata chiusura della bara senza dare la possibilità ai familiari di salutarlo per l'ultima volta. Il fascicolo è nelle mani del sostituto Marco Cocco, il reato potrebbe essere il rifiuto in atti d'ufficio. Al momento non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati anche se le cose potrebbero cambiare sulla base di quanto rivelato ieri dal vicesindaco, che ha la delega ai Servizi cimiteriali. Sentita come persona informata sui fatti, è colei che il giorno seguente alla pubblicazione della notizia aveva replicato alle accuse di Ezio Gola, fratello della vittima, e insistito sulla lunga attesa per il via libera alla sepoltura che doveva arrivare dalla Procura.
IL CALVARIO Questo il racconto di Gola: alle 21 del 7 luglio la salma, in costume da bagno, è al cimitero di San Michele dentro una bara provvisoria. I familiari si trattengono pochi minuti perché senza il nulla osta per la sepoltura non si può entrare nella camera mortuaria. Così anche il giorno dopo: serve il via libera che il Comune di Castiadas deve trasmettere al cimitero dopo l'ok del pm di turno. Tutto rimandato a lunedì: Ezio Gola corre al Palazzo di giustizia e scopre che il documento è già stato trasmesso. Comunque gli si dà anche una copia conforme dell'autorizzazione alla sepoltura. Torna in cimitero ma gli si dice che quello stesso documento deve arrivare per fax da Castiadas. Altre due telefonate e in due minuti il documento è al cimitero. I familiari possono entrare nella camera mortuaria ma vengono bloccati: niente abiti né visite, il cadavere è in pessime condizioni (pare che l'impianto di refrigerazione sia guasto) e per motivi igienici è stato già chiuso nella bara.
LA REPLICA Il giorno seguente Paola Piras respinge le accuse: «L'impianto di refrigerazione funziona alla perfezione. La realtà è un'altra: la salma è rimasta a lungo in spiaggia, sotto il sole. A San Michele i familiari non hanno potuto vederla perché il regolamento vieta a chiunque di accedere alla sala autoptica a eccezione del personale. Come prevede la normativa, è rimasta su una lettiga in attesa della decisione del magistrato di turno sulla necessità o meno di eseguire l'autopsia. Non appena la riserva è stata sciolta, la salma è stata sistemata in una cella refrigerata». Prima «il raffreddamento avrebbe potuto alterare l'esito dell'eventuale esame autoptico». Ma le condizioni disastrose del corpo in ogni caso avrebbero reso impossibile effettuare le analisi. In ogni caso sarà la magistratura a valutare eventuali responsabilità.
Andrea Manunza