Più cassonetti e più controlli ma per chi vive nel rione non basta
Marina: residenti e commercianti sono divisi
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Venirsi incontro. Questa sembra la parola d'ordine che di una parte dei commercianti della Marina. «I maleducati che incrinano il nostro rapporto con i residenti ci danneggiano», riassume l'opinione di tanti colleghi Roberto Mascia, del Caffé Barcellona. Per questa ragione, oltre a rispettare le regole, i titolari di bar e pub si organizzano per la raccolta dei rifiuti e, soprattutto, per evitare che i maleducati disturbino dopo la chiusura dei locali.
UN PASSO La svolta nei rapporti tra chi gestisce locali pubblici e chi vive tra le strade arroccate del quartiere alle spalle di via Roma è partita dalle istituzioni. Il primo passo è stato del prefetto Giovanni Balsamo, che alle forze dell'ordine ha chiesto di presidiare il territorio e al sindaco maggiori controlli di tipo amministrativo, demandati alla Polizia municipale. E infatti, da metà luglio si vedono gli uomini in divisa girare tra i tavoli della Marina. Se ne sono accorti anche i gestori del Chupito di via Dettori, dovrà sborsare 6.666 euro per una multa: sabato stavano somministrando alcolici dopo le 3 di notte, «allo scoccare delle 3», specifica il gestore Lorenzo Russo.
DUE PASSI Il secondo passo lo hanno fatto le associazioni di categoria. La Confesercenti provinciale e il consorzio Centro storico hanno chiesto l'aiuto degli Angeli di Sardegna, che dalle 21 all'una di notte, da giovedì scorso si aggirano nel quartiere con l'auspicio di svolgere una funzione deterrente nei confronti di chi vuole gridare e disturbare. Un altro problema, anche questo arcinoto, è il degrado la mattina post movida , con bottiglie dappertutto e cassonetti stracolmi, che vengono svuotati solo alle 13 del giorno successivo. «Per le bottiglie abbiamo comprato contenitori che abbiamo piazzato in piazza Santo Sepolcro, in via Dettori e accanto all'auditorium», spiega Mascia, che alla Marina non solo è nato ma vive e lavora da oltre 60 anni. E dunque comprende le esigenze di entrambe le parti, commercianti e residenti.
IL TERZO PASSO Manca il terzo passo, quello che dovrebbe compiere chi vive nel quartiere. Marco Marini, presidente del comitato “Rumore no grazie” è perentorio: «La movida non è compatibile con una vita civile: una madre ha diritto a mettere i suoi figli a letto senza tappi per le orecchie». Il comitato ha «apprezzato l'intervento del prefetto», ma spiega che «il problema non è di ordine pubblico ma politico». Per questo Marini ha inviato una lettera, l'ennesima, al sindaco. I tavolini all'aperto causerebbero, a suo dire, «la fuga dal centro storico, e 1.000 persone che vanno via significano 1,5 milioni di euro in meno all'anno di pasti». Soluzioni? «Tornare agli spazi sociali che sono stati privatizzati». Tradotto, piazze senza tavolini.
Mario Gottardi