DA VEDERE. La sede del Consiglio Comunale si può visitare ogni giorno
Un tesoro di affreschi, dipinti, porcellane, gioielli
Con quel suo aspetto un po' gotico e un po' liberty e quel bianco calcareo che abbaglia, il palazzo civico di Cagliari appare in tutta la sua maestosità quando lo si scorge giungendo al porto in nave. Tante volte lo si sorpassa veloci e incuranti o ci si attarda a guardarlo solo quando si è in attesa di uno dei tanti matrimoni che vi si celebrano con il rito civile. Eppure è aperto al pubblico e nasconde non poche ricchezze. Affreschi, dipinti, rare porcellane, antichi reperti archeologici. Un piccolo museo che racconta la storia della città. Il Palazzo Civico di Cagliari è forse uno dei luoghi più significativi del capoluogo, tanto da essere segnalato negli itinerari storico culturali. E per visitarlo non occorre aspettare il consueto appuntamento con “monumenti aperti”.
Si potrebbe iniziare dall'esterno, da quella facciata bianca frutto del lavoro dell'architetto, Crescentino Caselli di Novara, che vinse il concorso per dar la nuova sede del Consiglio Comunale. Era il 1896 e la borghesia mercantile e liberale stava sostituendo, alla guida della città, le grandi e nobili famiglie cagliaritane. L'assemblea municipale doveva trovare una nuova sede e lasciare quella di Piazza Palazzo. L'architetto decise di disegnare una complessa struttura in pietra di stile gotico aragonese della Sardegna del XIV e XV secolo. La realizzò su una superficie di 2400 mq con sette arcate in linea con i portici della via Roma.
Guardando verso l'alto, si possono vedere le torrette alte trentotto metri con le decorazioni: l'aquila che regge lo stemma della città e le rappresentazioni allegoriche, l'agricoltura, il commercio e l'industria. E soprattutto i disegni floreali che il suo ideatore volle per dare un tocco liberty all'intero palazzo. I quattro mori sono stati immortalati invece agli angoli dell'edificio. Terminato questo sguardo panoramico ci si può addentrare nel cortile interno. La doppia scala conduce ai piani superiori. È da qui che scendono gli sposi e salgono i consiglieri comunali e gli impiegati amministrativi, diretti al secondo piano, dove si trova la monumentale sala sede dell'assemblea cittadina. Attraverso la sala dei “mazzieri” che conserva la statua forse più conosciuta dello scultore Francesco Ciusa, “La madre dell'ucciso”, si va verso la sala consiliare dove ci sono tre dipinti di Filippo Figari sulla storia della Sardegna. Oltre alla Sala del Consiglio Comunale, si possono visitare anche la Sala Vivanet, la Sala dei Matrimoni, gli Studi del Sindaco e del Vice Sindaco, la sala della Giunta. Tutte conservano preziosi dipinti di Filippo Figari, Giovanni Marghinotti, Felice Melis Marini, le sculture di Francesco Ciusa e nella sala dei matrimoni all'interno di teche sono custoditi antichi gioielli, reperti archeologici e il simulacro seicentesco in creta rappresentante Sant'Agostino giacente.
Certo, il palazzo civico del capoluogo sardo non è il Campidoglio romano, non ha un colle mitico né una piazza Michelangiolesca, ma dal balconcino della Sala Consiliare l'osservatore può vedere il mare, il Golfo degli Angeli e l'intero orizzonte che, i quattro mori non potevano guardare, ma dal 1999, per fortuna, anche loro non hanno più bende sugli occhi. (Il palazzo si può visitare la mattina dalle 9 alle 13 e il pomeriggio dalle 15 alle 18, compatibilmente con le attività municipali. Per le visite guidate e per i gruppi è possibile chiamare al numero 070/6777049).
Alessandra Addari