Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Piano paesaggistico

Fonte: L'Unione Sarda
25 luglio 2012

Governo del territorio
Le modifiche
per superare
vincoli ferrei
In Consiglio regionale è ripresa ieri la discussione sulle linee guida del Piano paesaggistico (Ppr). Proprio lo scoglio dell'Urbanistica e della pianificazione territoriale, nel dicembre del 2008, causò la crisi alla Regione nella scorsa legislatura.
IL PRINCIPIO L'obiettivo della nuova programmazione urbanistica è superare la logica vincolistica fine a se stessa, instaurando una forma di tutela più equilibrata, senza cementificazioni selvagge, snellendo nel contempo le norme del Ppr della Giunta Soru. Ma sarà davvero così o resteranno intenzioni sancite, appunto, dalla filosofia delle linee guida? Che cosa s'intende per Piano paesaggistico regionale? E quali sono le direttrici di sviluppo che hanno orientato quello del 2006?
CHE COSA S'INTENDE PER PPR Il Piano paesaggistico regionale è uno strumento di governo del territorio che ha l'obiettivo di preservare, tutelare e valorizzare l'identità ambientale della Sardegna. Al tempo stesso intende proteggere e salvaguardare il paesaggio culturale e naturale con la relativa biodiversità. Il piano fu presentato nell'agosto del 2004. Nell'attesa dell'entrata in vigore del Ppr (avvenuta nel settembre 2006) la Giunta Soru propose il contestatissimo decreto Salvacoste, che prevedeva il blocco totale degli interventi entro due chilometri dal litorale. Questo provvedimento scatenò la ribellione dei Comuni. Non poche polemiche vennero sollevate soprattutto dai sindaci e fioccarono i ricorsi al Tribunale amministrativo (Tar).
POLEMICHE Il Ppr entrò in vigore nel settembre 2006, dopo le modifiche in commissione Urbanistica. Il Piano identifica la fascia costiera come risorsa strategica per la crescita della Sardegna. Inoltre, riconosce la necessità di ricorrere a forme di gestione integrata che garantiscano un corretto sviluppo per salvaguardare la biodiversità, l'unicità e l'integrità degli ecosistemi, nonché la capacità di attrazione che l'Isola suscita a livello turistico.
GLI ORIENTAMENTI Il Piano paesaggistico non va considerato come strumento statico ma dinamico, secondo la nuova filosofia contenuta nelle linee guida dell'esecutivo Cappellacci che, pur salvando la filosofia generale di tutela, cerca di allentare la logica vincolistica che finora ha bloccato lo sviluppo, mettendo in ginocchio interi settori economici, a cominciare dall'edilizia che ha perso 17 mila posti di lavoro. Ora il Ppr è in fase di rivisitazione, con l'intento di renderlo coerente con le disposizioni del Codice Urbani, tenendo conto dell'esigenza primaria di creare un modello condiviso con i vari enti che governano il territorio. Il nuovo Ppr proverà a coniugare l'esigenza di sviluppo con la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Con una priorità: lo snellimento delle norme.

 

 

 

Dopo le contestazioni
La procedura
delle intese
è da ridefinire
Se per i Comuni costieri vale l'inedificabilità entro i 300 metri dal mare, per quelli che non hanno adeguato il Piano urbanistico al Ppr il blocco può arrivare anche fino a dieci chilometri dal litorale. In estrema sintesi sono questi i principali vincoli che bloccano in molti casi anche i lavori di miglioramento degli edifici, imponendo l' alt quasi assoluto alle nuove edificazioni. Ma c'è uno strumento che, soprattutto nella passata legislatura, ha permesso di aggirare questi vincoli nei centri senza Puc valido: le intese. Strumento contestato proprio perché permetteva, in accordo con la Regione, di attuare interventi attraverso una sorta di deroga.
LE INTESE Le intese tra Regione, Province e Comuni servono per definire azioni strategiche preordinate a disciplinare le trasformazioni e il recupero urbanistico del territorio in attuazione delle previsioni del Piano paesaggistico regionale. Le intese orientano gli interventi ammissibili verso obiettivi di qualità paesaggistica basati sul riconoscimento dell'importanza storico-culturale, ambientale e percettiva dei luoghi. Il raggiungimento dell'intesa consente di anticipare l'efficacia del Piano urbanistico comunale anche prima del suo adeguamento al Ppr. Nel regime transitorio, i Comuni possono richiedere l'attivazione dell'intesa per quegli interventi che si intendono realizzare nel proprio territorio e che risultano coerenti con la disciplina urbanistica e paesaggistica.
DI CHE COSA SI TRATTA L'intesa è una modalità anticipatoria dell'efficacia del Puc anche prima della fase di adeguamento al Ppr, ovvero alla fase di attuazione del Ppr attraverso la quale la Regione, la Provincia, il Comune e i privati concorrono, di comune accordo, alla valutazione delle iniziative proposte dai soggetti interessati. Le intese permettono interventi nel rispetto dei valori paesaggistici contenuti nel Ppr e delle regole generali e particolari in materia di urbanistica e di paesaggio, ma anche dei principi di partecipazione democratica e di cooperazione tra i diversi livelli di governo del territorio e nell'ambito delle specifiche attribuzioni di competenza istituzionale degli Enti locali.
L'ADEGUAMENTO Per favorire l'adeguamento dei Puc al Ppr è stato messo a punto Sardegna Nuove Idee, processo partecipativo di revisione del Ppr promosso dall'assessorato agli Enti locali e Urbanistica che ha l'obiettivo di costruire scenari condivisi e le relative linee strategiche di intervento attraverso una pianificazione paesaggistica concordata e partecipata con i Comuni. All'interno di questo processo è possibile individuare tutta la documentazione che verrà elaborata a supporto del processo di revisione.
(Servizi a cura di Lorenzo Piras e Roberta Floris)

 

I Puc devono essere adeguati
alle nuove direttive
Il nuovo Piano paesaggistico regionale prevede una semplificazione delle norme per l'adeguamento dei Piani urbanistici al Ppr. Questa situazione ha riguardato per ora soltanto dieci Comuni su 377 complessivi: Oristano, Posada, Sestu, Magomadas, Nurachi, Arborea, Carbonia, Badesi, Simaxis e Irgoli. La causa? L'eccessivo peso della burocrazia.

Le norme di salvaguardia:
stop in attesa delle norme
Le norme di salvaguardia sono quelle che instaurano una forma di tutela del territorio nei centri che ancora non si sono dotati del Piano urbanistico comunale. Bloccano tutti gli interventi nelle zone C (di completamento residenziale), F (turistica) e G (di servizi generali, dove dove sorgono ospedali, università e altri edifici).

Preservare la fascia costiera
senza rigidità ideologiche
La costa è considerata bene paesaggistico d'insieme e - secondo il Piano entrato in vigore nel 2005 - da sottoporre a tutela praticamente assoluta. Nelle linee guida del nuovo Piano è invece considerata sistema ambientale ad alta intensità di tutela, ma che rispetto alla precedente programmazione è da preservare con una tutela meno rigida.

 

Chiarezza sugli interventi
attorno ai monumenti
Interventi di manutenzione e ristrutturazione nelle zone attorno ai monumenti sono permessi nel caso in cui i Puc siano stati adeguati al Piano paesaggistico. In quelli che non lo hanno fatto, la tutela è totale nel raggio di 100 metri da ciascun bene identitario. Individuandoli singolarmente sarà invece possibile calibrare aree di tutela più adeguate.

 

Un approccio diverso
anche lontano dal mare
Il Ppr per ora vale solo nelle aree dei Comuni costieri inclusi nei 27 ambiti paesaggistici. Infatti la pubblicazione del Piano è stata effettuata solo in questi centri. Il Codice del paesaggio prevede l'obbligo di estensione del Ppr alle cosiddette zone interne e le direttive del nuovo Ppr prevedono che questa lacuna venga colmata.

 

Cambieranno i principi
per costruire in campagna
La superficie minima per costruire case nelle zone agricole è di tre ettari nei terreni utilizzati per le coltivazioni intensive, di cinque ettari per quelle estensive. Le linee guida del nuovo Ppr non fissano che indicazioni generali, ma non sono da escludere nella nuova pianificazione forme di tutela meno ferrea pur salvaguardando la destinazione originaria delle aree.