L'opinione
di Enrico Pilia
Per smuovere i cagliaritani serviva un'idea, un progetto, qualcosa che colorasse le calde notti di luglio e agosto. Niente di geniale, sia chiaro, ma tenere aperti i monumenti (e i negozi) almeno il giovedì fino a mezzanotte piace a quella fetta di città che altrimenti passerebbe il tempo a cercare un filo d'ria fra le finestre di casa. Fra il Largo e via Manno, sembrava di essere a Natale, ma quei Natali degli anni '90, con i negozi pieni e una ressa da non credere. E anche il Ghetto, o la Torre dell'Elefante (per l'occasione, illuminata d'arancione), hanno attratto quei cagliaritani che magari non avevano mai pensato, prima, di farci un salto.
Pazienza se quel fiume di persone, l'altra sera, non ha riempito i negozi nonostante ribassi anche oltre il 50 per cento. Le strade commerciali erano piene di gente ed è già un passo avanti, anche se il trionfo del falso, dell'ambulante di serie C, di un'offerta indecente per una città come la nostra, ha parzialmente rovinato l'immagine che vogliamo dare ai turisti.
Non decolla - e in via Roma lato Municipio si stanno chiedendo perché - il progetto legato al Corso. Piazza Yenne brulicante, via Manno impraticabile per la folla, il Largo intasato ma nessuno - neanche sotto tortura - si lancia nel tour serale di una delle strade dove si va a caccia di buon cibo, piuttosto che di vetrine, nonostante ci siano attività storiche che non temono la crisi del commercio. Il Comune non molli, nel Corso magari serve uno sforzo in più. Con la collaborazione di chi quella strada la vive. L'incontro pubblico di lunedì è più importante di quanto sembri.