DECIMOMANNU. Il caso
Una famiglia rom con nove persone si è già insediata a Decimomannu e un'altra si appresta a farlo nei prossimi giorni. La Caritas cagliaritana ha già preso in affitto una casa alla periferia del paese, oltre la statale 130 al confine con Assemini, e a giorni si appresta a sistemarci due famiglie con un'altra decina di componenti. «La loro presenza non ci disturba se dovessero rispettare le regole del vivere civile», premette il vicesindaco Lilli Cocco, «ma quel che ci preoccupa è che così si vengono a caricare oltremodo i nostri Servizi sociali già appesantiti dal periodo di crisi economica che stiamo attraversando».
L'arrivo dei rom provenienti dal campo nomadi di Mulinu Becciu a Cagliari innesca ora una polemica degli amministratori comunali proprio con la città capoluogo. «Cagliari non può pensare di scaricare nell'hinterland il peso economico dei rom», prosegue Cocco, «perché già le due famiglie sistemate in una casa nel Corso Umberto vivono di elemosina e i nostri Servizi sociali si stanno facendo carico della loro assistenza visto che nessuno di loro ha un'occupazione».
Il progetto “di inclusione sociale”, come è stato definito dal Comune di Cagliari quando aveva deciso di chiudere il campo nomadi di Mulinu Becciu, aveva ricevuto le prime critiche da parte dei consiglieri comunali dell'opposizione. La Caritas cagliaritana intanto ha individuato dieci alloggi nell'intero hinterland per accogliere le trenta famiglie di nomadi, in tutto 105 persone. «Dobbiamo vedere come i nuovi arrivati si integreranno nella nostra Comunità» insiste il vicesindaco, «ma certamente il nostro Comune avrà bisogno di altri fondi da destinare alle fasce più deboli. Questo perché quanto disponiamo adesso è in proporzione ai carichi per tempo individuati per i nostri residenti: le somme oggi a disposizione non possano bastare quando le domande di sussidio aumenteranno con nuove richieste fin da oggi prevedibili».
Gian Luigi Pala