Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'Isola unita per salutare Alberti

Fonte: L'Unione Sarda
20 luglio 2012

Cardinali, vescovi, sacerdoti, gente comune, ex detenuti e una delegazione di rom

Nuoro, funerali solenni con la Chiesa sarda al completo

Il gonfalone della città di Nuoro alla destra dell'altare fa il paio con il gonfalone del Comune di Cagliari collocato sulla sinistra, la suorina di Madre Teresa di Calcutta soccorre una vigilessa tradita dall'afa. Sicuramente ha sorriso dal Cielo ieri pomeriggio l'arcivescovo emerito Pietro Ottorino Alberti, davanti a questi messaggi di unità e carità. Fotogrammi di una funzione funebre ricca di simboli. Una «doverosa preghiera di suffragio», per usare la definizione dell'arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio: per i cattolici, il funerale è Pasqua, il distacco non è un addio.
ALTARE AFFOLLATO E sono in tanti a dire arrivederci al religioso morto martedì mattina. Il conteggio, vista l'impossibilità di sommare i religiosi presenti nel coro dietro l'altare, si ferma a 138 sacerdoti concelebranti. Più tredici vescovi, tra cui, oltre a quasi tutti i componenti della Conferenza episcopale sarda, monsignor Giovanni Angelo Becciu, originario di Pattada, sostituto in Vaticano per gli Affari generali della Segreteria di Stato che legge il messaggio inviato da Papa Benedetto XVI tramite il cardinale Tarcisio Bertone, e Renato Boccardo arcivescovo di Spoleto-Norcia, diocesi retta dal 1973 al 1986 da Ottorino Alberti.
ALLIEVI PREDILETTI Le tre prime file sono occupate da sacerdoti, arrivati da tutta la Sardegna. In gran parte allievi che ricordano - compresi monsignor Becciu e l'attuale vescovo di Nuoro Mosè Marcia - gli insegnamenti da rettore del seminario di Cagliari di colui che sarebbe tornato nel capoluogo isolano per guidare la Chiesa e la Conferenza episcopale sarda dal 1986 al 1993.
SINDACI UNITI I primi cittadini di Nuoro e Cagliari, Alessandro Bianchi e Massimo Zedda, seguono il rito fianco a fianco, dando corpo anche fisicamente all'esempio di Alberti, teorico di una Sardegna unita e impegnato in pubblico e in privato a smussare gli angoli delle contrapposizioni territoriali. Sono presenti il presidente della Provincia Roberto Deriu, il prefetto Pietro Lisi, l'assessore regionale Luigi Crisponi in rappresentanza del presidente Cappellacci. Tra i politici il capogruppo del Pdl in Regione Pietro Pittalis, i parlamentari Bruno Murgia, Settimo Nizzi e Mauro Pili, l'ex presidente della Regione Angelo Roich e l'ex sindaco di Cagliari Emilio Floris, poi le autorità militari e, soprattutto, la gente comune. Gli amici di don Ottorino, visi anonimi e volti conosciuti. Come una delegazione dei Rom arrivati da Cagliari («era un nostro amico, non possiamo dimenticarci che è stato lui il primo a porre la necessità di un campo per assisterci»), ex detenuti compresi alcuni sardi conosciuti nel carcere di Spoleto, suore, tante suore.
IL RITO Letture mirate scelte l'omelia di monsignor Miglio. Un passo del libro dell'Apocalisse, un estratto della prima lettera di San Giovanni Apostolo, il passo del Vangelo di Luca su Gesù che appare ai discepoli nella strada di Emmaus: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino...». Quanti cuori ha riscaldato monsignor Alberti?, sembra chiedersi nell'omelia l'arcivescovo di Cagliari definendo il religioso nuorese uomo del dialogo con il mondo della cultura, da studioso, e con i problemi quotidiani della gente. Caratteristica confermata dal ricordo di quel 14 giugno 1992 quando, all'ingresso ufficiale nella diocesi di Iglesias, l'aristocratico Alberti sottrasse Miglio dal corteo ufficiale per spingerlo, oltre ogni rigidità protocollare, verso i minatori in lotta e farlo accompagnare all'altare da quei lavoratori.
OLTRE I CONFORMISMI Per fortuna nessun applauso ha segnato la funzione religiosa. «In chiesa si va per pregare», ammoniva don Ottorino. Unico battimani a messa conclusa, sul sagrato della Cattedrale, quando la bara è stata collocata nel carro funebre. I rintocchi delle campane di Santa Maria della Neve accompagnano i discepoli dell'arcivescovo emerito di Cagliari. Facendo risuonare il suo ammonimento (ricordato mercoledì sera da monsignor Marcia) e usato come un ossessionante intercalare: « Ma, attenzione... ». Davanti a ogni apparente certezza, monsignor Alberti invita ancora a riflettere.
Michele Tatti

 

Funzione religiosa presieduta dall'arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio
Allievi nel segno dell'umiltà

Sicuramente Ottorino Alberti è stato un grande insegnante. Per capirlo ieri sera bastava osservare quella semplice bara deposta ai piedi dell'altare dove presiedeva la funzione religiosa monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari che alla destra aveva Angelo Becciu, numero due della segreteria di Stato vaticana e, a sinistra, il vescovo di Nuoro Mosè Marcia, padrone di casa. Proprio Marcia, nella messa di suffragio celebrata mercoledì sera aveva indicato come una dote del maestro scomparso la carità spesso spinta «fino a farlo apparire un perdente». Becciu e Marcia concelebranti, pur un fatto naturale in queste occasioni, diventano così un esempio. L'omaggio migliore a un uomo che un anno fa diede il benvenuto a Nuoro a un suo allievo in Seminario e suo ex parroco a Cagliari, con un umile «tu sei il mio vescovo». Quella obbedienza che tante volte aveva predicato diventava fatto concreto davanti a Mosè Marcia. Riproposta lo scorso 28 aprile nella decisione di accogliere a Cagliari il suo successore Arrigo Miglio. «Solo oggi ho capito quanto, viste le sue condizioni di salute, gli è costato quel viaggio», ha testimoniato l'arcivescovo nella sua omelia: «Quel giorno ha salutato la Madonna di Bonaria per l'ultima volta».
Il male che lo minava non ha impedito a Ottorino Alberti di presenziare il mese scorso anche alle celebrazioni per i quattrocento anni del Cristo miracoloso di Galtellì, ennesimo regalo di uno studioso che non ha potuto dare alle stampe l'ultimo libro sul centro baroniese. E proprio il sindaco di Galtellì Renzo Soro durante i funerali ha voluto indossare la fascia tricolore per omaggiare chi «ha saputo insegnarci l'orgoglio per il nostro passato storico». Riconoscimento istituzionale anche dal primo cittadino di Orotelli Nannino Marteddu, a ricordare l'impegno di Alberti per la cultura sarda, compresa la passione e lo studio per Salvatore Cambosu.
«Generosa testimonianza sacerdotale», ha scritto Benedetto XVI nel messaggio letto da monsignor Giovanni Angelo Becciu. Una testimonianza ancora tutta da valorizzare. Rileggendo magari le omelie che fino al 1992, su invito del compianto monsignor Giovanni Melis, Ottorino Alberti teneva il 29 agosto sul monte Ortobene, ai piedi del Redentore. Memorabile il suo anatema contro gli incendiari: da nuorese e da arcivescovo di Cagliari parlava a tutta la Sardegna.
M. T.