Samugheo, arriva la notizia della liberazione e il paese scende in piazza
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Dal nostro inviato
SAMUGHEO Questo era un messaggio divino. «Ho sognato per due volte che a fine luglio l'incubo per Rossella sarebbe finito. Era un segnale ben preciso, ce l'ha mandato la Madonna. Abbiamo pregato tanto e finalmente siamo stati ascoltati». Don Alessandro non ha celebrato la messa ieri pomeriggio, è rimasto in canonica, in silenzio, in attesa di una telefonata. Alle 19,39 è corso in sacrestia e ha fatto suonare la campane: quasi un'ora di rintocchi per annunciare al paese che il miracolo si era appena avverato. La notizia, in realtà, si era già sparsa e da due minuti i clacson avevano iniziato a suonare all'impazzata. In un attimo la piazza del municipio si è riempita di ragazzini con le trombe e i fischietti. Qualcuno si è organizzato per far partire la musica da coppa del mondo e qualcun altro ha fatto esplodere petardi e fuochi d'artificio. Sembrava carnevale, ma era solo la fine di un terribile incubo. Esultano tutti, anche i bambini saharawi che ogni anno passano l'estate a Nuoro.
IL SILENZIO E LA FESTA La tensione si è sciolta soltanto all'ultimo. Fino a tardi il paese è rimasto in silenzio: niente clacson, niente striscioni e niente brindisi frettolosi. I televisori sono tutti accesi e le salette dei bar del centro si riempiono lentamente. Le notizie si rincorrono, ma i siti e le agenzie usano ancora troppi condizionali. El Mundo ed El Pais non prima delle 19 annunciano con certezza che i due ostaggi spagnoli rapiti con Rossella Urru sono liberi. E allora qualcuno sfoga un po' di tensione.
IL PARROCO Don Floris mostra un sorriso che non si era mai visto in tanti mesi d'attesa e preoccupazione: «Da qualche giorno avevo notato che i genitori erano un po' più sereni. Sempre preoccupati ma ottimisti. Avevano ricevuto la notizia che la situazione era arrivata a una svolta. L'avevano confessato solo a me».
L'ATTESA Alle tre del pomeriggio le strade sono deserte. Non è il caldo a trattenere tutti in casa: questo è un segno di scaramanzia. Perché la delusione dei primi giorni di marzo è stata difficile da digerire: «Fino a quando non arriva la chiamata è meglio non illudersi - dice Mario Sulis - Abbiamo sofferto tanto il giorno che tutti hanno annunciato la liberazione. Non è stato facile riprendersi».
LA CASA In via Brigata Sassari non c'è folla e non si vedono né telecamere né parabole satellitari. Mamma Marisa e papà Graziano stavolta hanno giocato d'anticipo: sono andati via da Samugheo prima che la notizia facesse il giro del mondo. Dove sono? «Io ho sentito Graziano all'una, ma non mi ha detto di essere partito», giura Mario Sulis. Poi si scopre che a Roma ci sono tutti: il papà, la mamma e anche uno dei fratelli di Rossella.
I PAESANI I pensionati che scolano la birretta di fronte alla chiesa tentano di interpretare le prime parole della Farnesina. «L'altra volta avevano detto che non confermavano, oggi dicono che stanno verificando. Qualcosa di vero ci dev'essere. Noi siamo ottimisti, siamo sicuri che entro oggi la nostra Rossella torna libera». Avevano ragione: gli anziani sono saggi.
N. P.