Comune
CONSIGLIO Lungo dibattito sulla necessità di moderare le spese. Critiche, soprattutto dal Pd, alla proposta di Lobina, Petrucci e Dore perché limitata solo ai vertici, ma alla fine c’è il via libera
L’indirizzo è giusto, ma la mozione non passa. Anzi sì. La richiesta di ridimensionare le spese del Comune è condivisa da maggioranza e opposizione ma, nel dettaglio, non è stata apprezzata quella di ridurre gli stipendi dei vertici delle Partecipate. O, meglio, la mozione che lo prevede ha ricevuto diverse critiche, soprattutto dal Pd, ma alla fine è passata. Enrico Lobina, Giovanni Dore e Filippo Petrucci hanno chiesto di fissare un tetto agli stipendi dei vertici delle Partecipate del Comune.
LE CRITICHE DEL PD Il Partito democratico l’ha giudicata troppo specifica, pur condividendola. Il rompighiacchio è stato Claudio Cugusi che ha evidenziato come gli sprechi siano notevoli in altri campi «come il terzo stadio del depuratore, appena approvato ma serviranno anni per l’entrata in funzione, che ha fatto spendere un milione e mezzo di euro per sfruttare 35 milioni di metri cubi di acqua potabile per innaffiare », oppure «un milione che si spende per la corrente e per gli sprechi sul calore». Il presidente della commissione Bilancio ha invocato invano un intervento dell’assessore Gabor Pinna e del sindaco. «Bisogna partire dai grandi sprechi, non dai soldi spesi per i manager - spiega Cugusi - ho già sollecitato l’assessore al Bilancio e aspettiamo una proposta per una spending review più ampia». E questa è una volontà condivisa da entrambe le parti dell’Aula, che ieri ha ragionato in ordine sparso sulla mozione e più in generale sulla necessità di ridurre gli sprechi. Anselmo Piras ha sottolineato il «mal di pancia» per il trovarsi d’accordo con Lobina, Dore e Petrucci ma ha anche ricordato che se i consiglieri comunali prendono al netto «5/600 euro al mese», i tagli non devono riguardare solo i manager ma anche i consigli di amministrazione. Anche Pierluigi Mannino si è detto favorevole alla mozione dei tre consiglieri di maggioranza «perché bisogna rimodulare tutto sulla sana solidarietà ed è assurdo che ai vertici si prendano stipendi 2/300 volte più grandi rispetti a quelli base ». Il capogruppo Pd Davide Carta ha ricordato quanti costosi vertici abbiano ottenuto pochi risultati, come nei consorzi industriali. «Il sindaco ci faccia un quadro sugli emolumenti che riguardano le Partecipate», ha chiesto, indicando come strada da seguire quella del «sistema di premialità, che rende più responsabili».
«RIVEDERE I COSTI» Secondo la consigliera di Sel Marisa Depau bisogna riportare gli stipendi al valore reale: «È assurdo che un medico che opera a cuore aperto prenda seimila euro al mese e il direttore del Ctm superi i 200mila all’anno. Bisogna rivedere i costi». Il riformatore Alessio Mereu ha ricordato che «il sindaco guadagna il 20 per cento di un direttore generale delle società partecipate», criticando anche i costi degli anni scorsi riferiti a «dirigenti ben retribuiti con doppio incarico», che non hanno portato altrettanti risultati. Ma Lobina ha precisato i che la mozione non può intervenire sui contratti relativi agli Enti locali. Durante le dichiarazioni di voto Cugusi e Ballero hanno ribadito le loro perplessità, ma al momento del voto ci sono stati 33 favorevoli. M.Z.
LA MOZIONE FISSARE UN TETTO AI COMPENSI DI TUTTI I MANAGER
In tempi di spending review anche palazzo Bacaredda vuole fare la sua parte. La mozione approvata ieri chiede che sia fissato un tetto alle retribuzioni dei vertici di enti e società partecipate dal Comune. In certi casi si tratta di retribuzioni a cinque zeri, come quella del direttore del Ctm, indirettamente chiamato in causa più volte ieri durante il dibattito in Aula. «Non conosco i termini della questione, perchè non mi occupo di questioni che esulano dal mio contratto». Taglia corto Ezio Cstagna, direttore del Ctm, anche perché il suo contratto è intoccabile: le riduzioni entrerebbero in vigore solo per un eventuale rinnovo.
IL FIRMATARIO «LE RETRIBUZIONI SARANNO LEGATE AI RISULTATI»
Enrico Lobina ha preparato la mozione che è stata firmata anche da Giovanni Dore e Filippo Petrucci. In Aula c’è stato un dibattito articolato e in alcuni momenti c’è stata più condivisione con il centrodestra che col Pd. «È passato il principio che le retribuzioni dei manager siano legate ai risultati e che non debbano raggiungere tetti che sono contrari ai principi di buona amministrazione - spiega Lobina dopo aver incassato, quasi a sorpresa, l’ok del Consiglio - anche i componenti dei cda, bisogna vedere quanto lavorano e cosa fanno. Ma il gettone ci vuole: non si deve diventare ricchi dentro un cda e non si deve essere ricchi per poterci entrare».