Aveva 84 anni, presidente della Conferenza episcopale sarda dal 1988 al 2003 Monsignor Miglio: «È stato sempre vicino ai lavoratori, ai poveri, agli emarginati»
di Mario Girau
CAGLIARI Se n’è andato in punta di piedi monsignor Ottorino Pietro Alberti. Una lunga malattia, che gli concedeva pochi momenti di tranquillità, ieri mattina alle 10,45 l'ha sottratto alla famiglia e alla Chiesa. In un attimo la notizia è rimbalzata in tutta l'isola: rilanciata da cellulari e facebook, prima che dalle agenzie di stampa. È arrivata perfino ai lavoratori del pubblico impiego mentre manifestavano con un sit-in davanti al palazzo della Regione. Il presule barbaricino col mondo del lavoro aveva stabilito un feeling particolare. «È sempre stato vicino ai problemi sociali dell’isola - è il ricordo di Arrigo Miglio, attuale arcivescovo di Cagliari - Così come ai lavoratori, ai poveri, agli emarginati e ai rom». Proprio monsignor Miglio domani alle 16,30 nella cattedrale di Nuoro concelebrerà i funerali. Ai vertici. Presidente della Conferenza episcopale sarda dal 1988 al 2003, ha sempre voluto far arrivare un messaggio speciale dei vescovi agli operai in sciopero. Nuorese-doc, era nato per stare in mezzo alla gente, al vicinato del suo quartiere (dove aveva visto la luce il 17 dicembre 1927), ai giovani dell'Azione cattolica, di cui è stato assistente e insegnante di religione. Storico. Ordinato sacerdote nel 1956 da monsignor Giusepe Melas, Alberti diventa segretario generale dell'Università del Papa, dove insegna Filosofia della natura e dà le prime prove d i una culturarda vasta e documentata. Giancarlo Sorgia, autorevole storico della Sardegna, nel 1994 scrive: «Tra gli studi di Storia della Chiesa sarda degli ultimi decenni, ritenuti di notevole valenza critica e documentaria, sono doverosamente da considerare quelli di monsignor Alberti». Con gli oppressi.
Dal 1971 al 1973 "don Ottorino" come lo chiamano i vecchi nuoresi è rettore del seminario regionale di Cagliari: è la stelletta che gli manca per diventare vescovo, il primo della nidiata di presuli sardi promossi sul campo dal cardinale Sebastiano Baggio. Alberti ha solamente 45 anni e parte per la sua prima destinazione: Spoleto-Norcia, la terra di San Benedetto. La paternità e umanità episcopale del vescovo sardo la scoprono anche in terra umbra. Un giorno, durante uno sciopero, a Spoleto Alberti si inserisce alla testa di un corteo di scioperanti sotto bandiere rosse e striscioni e sale sul palco degli oratori, ascoltato in religioso silenzio mentre ricorda le parole del Papa e la dignità dei lavoratori. A Cagliari. Nel 1987 è nominato arcivescovo di Cagliari. «Nei suoi anni cagliaritani - dice monsignor Tarcisio Pillola, per 11 anni vescovo ausiliare di Alberti - nessun dramma umano, dalla disoccupazione ai sequestri di persona, dall'immigrazione agli zingari, alla piaga degli incendi - l'ha lasciato indifferente. Non sempre ne ha trovato la soluzione completa ma certamente l'ha cercata con intelligenza e passione». Confronto. Dialogo e pazienza, cercare le cose che uniscono, voglia di rendere effettiva l'unicità della Chiesa sarda sono lo stile pastorale del presule nuorese. «Ha portato a compimento il Concilio Plenario Sardo»: un altro dei titoli che monsignor Arrigo Miglio mette nella bacheca di Alberti. Le cause. Insieme con gli impegnativi incarichi in Vaticano, nella Congregazione per i Vescovi e nella Congregazione per le cause dei Santi: Antonietta Mesina, Suor Maria Gabriella Sagheddu, Fra Nicola da Gesturi e suor Giuseppina Nicoli sono diventate beate anche grazie alle puntuali ricerche e "positio" relazionate, davanti alle assemblee riunite di vescovi e cardinali, da monsignor Alberti. Che il 20 giugno 2003 lascia Cagliari per raggiunti limiti d'età. Un segno del destino? Nelle stesse ore i lavoratori bloccano per l'ennesimo sciopero la Carlo Felice all'altezza di Abbasanta e davanti al Nuraghe Losa parla agli operai monsignor Pietro Meloni, vescovo di Nuoro, anche a nome di Ottorino Alberti.
LE REAZIoni
«Eccezionale: riusciva a dialogare con tutti»
NUORO Forte emozione per la morte di Ottorino Alberti. «L'avevo sentito una decina di giorni fa al rientro da Lourdes - dice Pier Giuliano Tiddia, arcivescovo emerito di Oristano - e gli avevo detto che durante il pellegrinaggio avevamo pregato anche per la sua guarigione». «Per me è stato come un padre attento e tenero - si commuove Paolo Atzei, arcivescovo di Sassari - Possedeva la grande capacità di leggere le situazioni, dominarle e governarle anche grazie all’esperienza. La sua umanità, il tratto buono dell'uomo e del vescovo, lo rendevano amico di tutti, immerso nella sua Sardegna». Pietro Meloni, per 8 anni è stato vescovo di "don Ottorino": «Era mite e mansueto, stava con la gente con tratto nobile signorile: la dimensione del ricercatore e dello studioso, dopo quello sacerdotale, era il suo dna». Ninetto Vacca, vescovo emerito di Alghero-Bosa, tra i suoi principali collaboratori per quasi 5 anni: «Stava bene in mezzo ai preti, sapeva dialogare e fare comunità, qualità importante per favorire e cementare l'unione nel clero». «Ad Alberti è toccato gestire - ricorda padre Maurizio Teani, preside della Pontificia facoltà teologica - i primi due anni, difficili, del seminario regionale trasferito da Cuglieri a Cagliari». Il governatore Cappellacci lo ricorda come «un punto di riferimento per i sardi: il suo carisma era nel profilo umano, la grandezza si manifestava nel saper coniugare una cultura eccezionale con la semplicità dei modi». Il sindaco di Nuoro, Alessandro Bianchi, spiega: «Oggi piangiamo la perdita di un uomo di straordinario impegno religioso e civile, una guida certa e appassionata, esempio di altruismo per tutti, che lascia un grande insegnamento». Cordoglio anche dalla presidente Claudia Lombardo e dal Comune di Mandas.(m.g.)