Secondo l'Istat sono 8 milioni gli italiani in condizioni economiche precarie
Il 21% delle famiglie vive con meno di 1.011 euro
Si aggrava il malessere economico dei sardi. Se nella media nazionale il fenomeno è pressoché stabile rispetto al 2010, nell'Isola la percentuale di famiglie in condizione di povertà relativa è passata dal 18,5% del 2010 al 21,1% del 2011, tornando sui valori registrati nel 2009. La soglia di povertà stabilita dall'Istat per il 2011 è di 1.011 euro, cifra che rappresenta l'importo mensile necessario per i consumi di una famiglia di due componenti. Questo tetto, definito solo a livello nazionale, stabilisce appunto il confine tra le famiglie non povere e le famiglie povere.
IL COMMENTO «A livello regionale», commenta Franco Manca, direttore del Centro studi L'Unione Sarda, «è disponibile esclusivamente l'informazione sulla percentuale di famiglie al di sotto della soglia di povertà, tutte le altre indicazioni vengono fornite a livello nazionale o di ripartizione. Dunque, è ipotizzabile», aggiunge l'esperto, «che la situazione della nostra Isola sia assimilabile più a quella del Mezzogiorno, in cui le famiglie povere sono il 23,3% piuttosto che alla media nazionale, in cui tale percentuale di attesta all'11%». Ed è perciò presumibile, sottolinea Manca, «che le condizioni che portano a questi livelli di povertà siano le stesse indicate dall'Istat per il Sud. Ossia: famiglie più ampie, la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro». Preoccupato Mario Medde, leader regionale della Cisl: «Questo peggioramento necessita di una immediata riflessione da parte della politica e delle istituzioni sarde, e di un intervento straordinario e pluriennale di lotta alla povertà».
IN ITALIA L'analisi dell'Istat è comunque fosca anche se la lente si sposta sul versante nazionale. In condizioni di povertà relativa si trovano 8,1 milioni di persone, l'11% delle famiglie italiane: 3,4 milioni (5,2 famiglie su 100) vivono addirittura in condizioni di povertà grave. Sono dati allarmanti, di una povertà stagnante, rimasta stabile tra il 2010 e il 2011, ma solo perché sono peggiorate le condizioni delle famiglie in cui ci sono operai, a fronte di un miglioramento della qualità della vita dei dirigenti.
IL CONFRONTO Proprio gli operai stanno peggio di tutti: il 15,4% vive in condizione di povertà relativa. Al contrario, migliora la situazione per le famiglie di dipendenti e dirigenti: nel 2010 era relativamente povero il 5,3% e assolutamente povero l'1,4%, nel 2011 i valori si fermano al 4,4% e all'1,3%. Infine, è relativamente indigente il 10,4% (4% in povertà assoluta) delle coppie con un figlio, il 13,5% (5,7%) di quelle con un figlio minore. Nel 2010 erano rispettivamente il 9,8% (2,9%) e l'11,6% (3,9%).
Lanfranco Olivieri