Bonaria
Alla fine è mancato proprio lui, Qaboos bin Said, che resterà probabilmente dentro la sua nave ormeggiata al porto fino a domani, quando leverà le ancore. Tuttavia, quasi nessuna delle 400 persone presenti sul sagrato di Bonaria avrebbe scommesso sulla presenza del sultano dell’Oman, tra una nota e l’altra della sua Banda Reale. Un paio d’ore di musica jazz, partite alle venti, sonorità arrangiate dai cantori omaniti dopo un viaggio in Africa, ma anche “O mio babbino caro” di Giacomo Puccini, suonato dai sette suonatori di cornamusa. Un trait d’union tra il paese incastonato a sud-est della penisola arabica e la Scozia. Molti i marinai dell’equipaggio della nave del sultano, tutti rigorosamente vestiti di bianco, che hanno approfittato dello sfondo della Basilica per scattarsi una foto ricordo. Ai due lati della banda musicale hanno svettato la bandiera italiana da un lato e quella omanita dall’altro. Stessi colori, ma il vessillo dell’Oman ha bianco, rosso e verde in orizzontale, oltre a una banda rossa a sinistra col suo stemma. Nel corso della serata sono stati distribuiti centinaia di libri contenenti tutte le informazioni possibili sulla monarchia assoluta islamica. Esauriti in poco tempo, in molti tra il pubblico assiepato fino alle prime rampe della scalinata di Bonaria l’hanno utilizzato come ventaglio. Proprio per combattere il caldo, i marinai omaniti hanno offerto succhi di frutta ghiacciati e, in vasetti adatti forse più allo yogurt, acqua naturale. Pensieri graditi dai cittadini, che hanno apprezzato i doni, per quanto semplici. «Una serata diversa e curiosa, mi piacerebbe andare a visitare l’Oman», dice Luigia Zucca, 57 anni di Elmas. Affascinato dalla musica Bruno Locci: «Prima volta che sento queste musiche, regalarci questo concerto è una bella idea del sultano». P. R.