Gli abitanti chiedono l'insonorizzazione di un locale notturno
La protesta sventola sul balcone e sulla finestra di casa. Con due cartelli un inquilino del corso Vittorio Emanuele II invita il proprietario di un locale a insonorizzare le pareti. È una disputa come se ne sentono e se ne vedono tante, in giro per la città. L'ennesimo esempio di quanto sia difficile la convivenza tra imprenditori che investono in attività aperte anche la notte e gli inquilini dei palazzi che li ospitano.
Il locale sotto accusa, questa volta, è il Theremin, che non ha ancora festeggiato un anno di attività. «Da subito abbiamo provato a dialogare pacificamente con i proprietari - racconta Gino Zedda, 79 anni, inquilino dell'abitazione sopra il club - ma non c'è stato verso di trovare un accordo. Abbiamo chiesto di insonorizzare le pareti, perché ogni notte sentiamo musica, chiasso, rumori di tacchi che salgono e scendono da un soppalco che si trova esattamente sotto la mia camera da letto». Uno scontro di opinioni che non si è fermato qui. «Mesi fa ho chiesto l'intervento delle forze dell'ordine, ho fatto un esposto e chiesto più volte una verifica della regolarità del loro lavoro, ma non ho ancora ottenuto risposta. Non sono contro i giovani che avviano nuove attività ma chiedo rispetto». Gabriele Rizzi, 30 anni, gestore del Theremin, chiuso per ferie da pochi giorni, risponde: «Il mio è un ristorante, non ho mai fatto concerti e nemmeno un dj set. Non diffondiamo musica a volume alto. In otto mesi abbiamo ricevuto qualcosa come venti controlli e tutto è sempre risultato in regola. Non c'è la necessità di insonorizzare. Lo abbiamo spiegato più volte ma durante l'inverno siamo stati insultati e presi di mira con secchiate d'acqua gelata».
Stefano Cortis