DOMENICA, 19 OTTOBRE 2008
Pagina 1 - Cagliari
Paolo Casu: «Gli uffici vogliono revocare le licenze agli operatori» Dura contesa sul nuovo canone dei box, aumentato di tre volte
Continua l’odissea della struttura di viale Monastir
CAGLIARI. Il mercato ortofrutticolo sta chiudendo. L’ennesimo allarme è lanciato da Paolo Casu, presidente della commissione comunale alle Attività produttive. Nei giorni scorsi, informa Casu, c’è stato un incontro della commissione col funzionario dirigente del settore «che ha precisato che se gli operatori della struttura di viale Monastir non pagheranno subito il canone dei box, vi sarà la disdetta. E così quel che resta dell’ortofrutta chiuderà subito». Sull’esercizio di vendita all’ingrosso c’è un braccio di ferro tra Comune e titolari dei box di vendita che dura da oltre un anno e che negli ultimi mesi ha raggiunto il massimo del conflitto. La chiusura del mercato era stata prorogata al 15 gennaio 2009, ma ora la si vuole anticipare.
Gli operatori hanno fatto ricorso al Tar chiedendo la sospensiva della delibera, ma il tribunale amministrativo ha respinto l’istanza. Di rimando il Comune ha triplicato il canone del box: visto che il numero dei titolari è diminuito di un terzo (da cento circa a una trentina) allora il canone è stato rimodulato, per poter avere gli stessi introiti. Ma gli affittuari non sono d’accordo: noi siamo titolari di un contratto e l’aumento non è valido, anche «perchè frutto di una delibera di Giunta e non di consiglio», come precisa Casu.
Ma e al di là della difesa del proprio lavoro da parte degli operatori, «c’è anche un problema - sottolinea Casu - di difesa di una struttura che ha avuto un ruolo e che potrebbe ancora averlo, soprattuto come calmieratrice dei prezzi». La storia inizia con una delibera della passata consiliatura, in cui si decideva la dismissione della struttura di viale Monastir a favore del nuovo impianto privato di Sestu (dove si sono già trasferiti la maggior parte degli operatori). Dopo la protesta e l’occupazione da parte degli affittuari, lo stop definitivo era slittato a gennaio. E prima dell’estate c’era stato anche un incontro col presidente della Regione Reanto Soru.
Il responsabile dell’esecutivo sardo aveva spiegato che, indipendentemente dalla proroga, non è possibile evitare la chiusura anche perchè frutto di un accordo di programma firmato, a suo tempo, anche dalla Regione. E aveva suggerito, da un lato, ai lavoratori del vecchio mercato di costituire una cooperativa (è stato realizzato un consorzio); e, dall’altro, di rivolgersi al sindaco di Sestu visto che vi sono dei terreni disponibli per il mercato. Una situazione che permetterebbe di avere anche i finanziamenti necessari, europei.
«Il problema è che su questo mercato - spiega Ninni Depau, capo gruppo in Comune del Pd - si gioca una partita che riguarda anche l’organizzazione di questo settore e il ruolo che può avere l’amministrazione comunale nel tracciare nuovi orientamenti di sviluppo». La commissione apposita ha elaborato da tempo una delibera, informa Casu, «in cui viene chiesto che la struttura non venga rimossa, che vengano tenuti gli attuali operatori e che parte dell’area venga trasformata in una fiera permanente dell’agroalimentare».
Sull’aumento del canone, l’amministrazione ha risposto che «c’è il vincolo dell’equilibrio di bilancio». Ma gli operatori stanno continuando a pagare il costo iniziale, mentre per gli uffici questo atteggiamento comporta - come ribadito tre giorni fa - la sospensione della concessione per i box. «Ma la Giunta e il sindaco Emilio Floris non possono ignorare - afferma Casu - che oltre la metà del consiglio non vuole chiudere lo spazio di viale Monastir, su cui c’è chi ha mire lottizzatrici».
L’idea della commissione è quella di allargare il vecchio mercato anche ad altri prodotti, come i formaggi e l’artigianato gastronomico. In questo modo «non vi sarebbe concorrenza col centro ortofrutticolo all’ingrosso di Sestu, dove da alcuni anni è stato aperto il nuovo mercato all’ingrosso privato dell’ortofrutta. Nello stesso tempo, però, si potrebbe creare uno spazio importante in cui convogliare anche una serie di attività collaterali al commercio, come le vendite da parte dei produttori». (r.p.)